L’utilità della poesia

Gen 13

L’utilità della poesia

«Disegno della tua voce sulla riva del sonno, / scogliere di piuma e quell’odore di costa vicina, / quando gli animali gettati nella stiva, creature di sentina / annusano l’erba e sui ponti s’inerpica un fremito di pelle e di godente furia» (Julio Cortàzar, Naufragios, trad. di Milton Fernández).

Ma perché la poesia è tenuta lontana, come fosse un nemico? Come fosse qualcosa che non ci può appartenere: è difficile, non siamo degni, non è vera. Queste sono solo scuse. Sì che la poesia è vera. Possiamo leggerla e farla nostra. Si può insegnare a scuola, ma è importante sapere che per funzionare le parole dei poeti devono fluire liberamente e senza obblighi tra le labbra e nelle vene. Il nostro corpo reagisce alla poesia prima ancora della mente. I nostri sensi ascoltano, assaporano, vedono le parole. Potremmo riscoprire il nostro corpo attraverso la poesia e toccare quello che la poesia sta raccontando: ci pare di averle a contatto della pelle, le scogliere di piuma, morbide che non ci graffiano ma ci accolgono. Scopriamo – ci ricordiamo – di essere capaci di annusare il profumo dell’erba, quello del mare, e improvvisamente ci rendiamo conto che anche le nostre emozioni hanno un odore. Forse possiamo anche vedere un profilo tracciato nell’aria dal suono di parole che ci toccano nel profondo, così concrete da avere forma.

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È quel che è: uno stupore

Set 24

È quel che è: uno stupore

Sapete bene, cari i miei dieci lettori, che ogni tanto mi faccio prendere da un innamoramento letterario (i miei sono tutti letterari, sapete anche questo…) e decido così di condividere con voi la mia nuova passione.

Mi hanno regalato un libro di poesie, un libro di Erich Fried. In realtà, ho scoperto poi che alcune poesie le conoscevo già, e vi immagino mentre scuotete la testa pensando ‘ah, tapina, lo scopre solo ora’. E allora? E se non l’avessi mai scoperto? Avrei vissuto lo stesso lo so, ma altrettanto bene? Chissà.

Quando ho avuto in mano il libro mi è parso di scoprire una nuova bellezza colma di ironia geniale, un diverso mondo di versi nel quale non si riesce a capire sempre esattamente quando sorridere e quando tacere.

L’unica soluzione sembrerebbe lasciarsi commuovere sempre. Lasciare che l’anima si faccia prendere dal flusso delle parole di questo poeta, della sua rabbia e del suo erotismo, della sua tenerezza e dei suoi giochi.

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Un ricordo piccolo di Alfredo Lacosegliaz

Ott 02

Un ricordo piccolo di Alfredo Lacosegliaz

È piccolo perché è il mio, che sono una cosarella, è piccolo perché la nostra era una conoscenza molto superficiale, è piccolo perché la nostra conoscenza è durata molto poco.

Ma – e Alfredo di questo non riusciva a capacitarsi – a me quel suo spettacolo insieme a Cristina Verità, ascoltato a Dresda, del tutto casualmente, mi era rimasto nel cuore: “Terra più eterna di vita dell’uomo, in prestito data per farne buon uso. Frontiera Confine Identità” (una prima prova per quello che sarebbe diventato lo spettacolo Multikulti). Così come mi avevano colpito la loro passione e i loro sorrisi. La loro enorme generosità.453_17626max

Ho tentato di portare quello spettacolo nella mia città perché volevo condividerlo con i ragazzi giovani, ma, lo sapete, non ho gli agganci giusti. E comunque non sapevo ancora che Alfredo era malato.

Le sue lettere erano piene di entusiasmo e di idee, e di sorrisi. ‘Allora veniamo noi a Trieste’, gli dissi, e così fu.

Nel frattempo, ho saputo della sua malattia, ma lui e sua moglie ci hanno ugualmente accolto e sorriso. Abbiamo parlato di musica, di poesia, di città, di ragazzi. E’ stato un pomeriggio di grande emozione per me e per mio figlio.

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‘Sopra le righe’, cioè la bellezza condivisa

Giu 19

‘Sopra le righe’, cioè la bellezza condivisa

Amici cari, si è appena concluso il corso dedicato alla storia del libro, intitolato ‘Sopra le righe. Per una storia del libro dal Medioevo ai giorni nostri’, che ho condotto a Trento, tra maggio e giugno.

Ho deciso che nel post di oggi mi concederò un momento leggero per raccontarvi la mia esperienza con il gruppo di appassionati che ha pensato bene di perdere parte del suo prezioso tempo seguendo i miei incontri.

Che io mi diverta nel raccontare le storie dei libri e intorno ai libri è ormai risaputo, ma non è sempre così scontato che anche le persone con cui mi accompagno condividano questo mio piacere. Potrò sbagliarmi, ma questa volta è accaduto.

Non voglio raccontarvi ciò che ho spiegato e mostrato sui manoscritti e sui libri antichi del Museo diocesano, dell’Archivio diocesano e della Biblioteca Diocesana –Vigilianum.

Questa volta, voglio ricordare gli sguardi che vedevo di fronte a me (qualcuno stanco ma vigile…), i sorrisi suscitati dallo scoprire nuove cose e l’emozione di vedere da vicino oggetti mai incontrati e che mai si poteva pensare avessero tanto da dire.

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La poesia di Mariangela Gualtieri

Apr 24

La poesia di Mariangela Gualtieri

“Una nuvola d’aprile

passa nel cielo

lenta e un po’ sfilacciata

tutta sola nell’aria celeste

tutta bianca e slargata

e passando sfinisce svanisce

diventa dapprima un ciuffetto

poi appena un velame

poi più niente di niente

abdica

obbediente

al reame dell’aria

chiara“.

Io le poesie le leggo, e solo le so piangere e sorridere, sempre presenti in ognuna delle mie lotte quotidiane. Ecco, oggi mi ha preso il desiderio di raccontarvi che un po’ di gioco e di piacere e di conforto possiamo riceverne dalla poesia di Mariangela Gualtieri, scoperta qualche tempo fa grazie a un’amica cara.

Sapete già che recensioni non sono capace di farne, ma posso raccontarvi qualcosa della bellezza di queste canzoni senza musica, da suggerire a un amico come si consiglia un sollievo per alleggerire una  sofferenza, ma anche per esaltare una voglia di vivere che solletica le emozioni grazie a una armonia di parole e a una forza di passioni che vengono dal cuore, e dalla testa, ma anche dall’intero nostro corpo e dalla natura che abbiamo intorno e dentro.

“Eccomi. Sole celebrante

Sprigiona l’intero mattino.

Polveri d’amore eseguono orme

E una pista conduce fino sotto il cuore. Parole.

Staremo nell’ascolto pellegrino

All’incrocio fra stelle e olle

Dove l’innafferabile stormisce

E guizza altrove.

Saremo completi d’una salute potenziale con un ridere che partecipa tutta la stagione in giusto canto.

Venite.

Potenze del mattino, riconosciute per sottigliezza.

Ah! Come mi abbandona ora

L’umana solfa e tutto viene manifesto in splendore.

Questo stare appesi ad un respiro corale

Dove anche il rospo concorre a questa luce.

Si frappone fra la mano e ciò

Che la conduce un piano obliquo di dolcezze,

Un nascere delle cose al giorno e tutte spogliate

Le vecchie forme sono ricreate.

Buon giorno a voi che non vediamo.

Ciò che non vediamo

Preme. Preme e viene

Viene e sappiamo ciò che l’animale

Conosce e non rivela.

Restiamo ancora

Un poco.”

Leggetele ad alta voce, da soli o a qualcuno, sentite tra le labbra la concretezza, in bocca anche il sapore coraggioso e  audace delle parole che state mangiando e godetene, godetene più che potete.

“Tanto d’amore viene

E sostiene. Niente che resti

Non amato”.

 

“Combatte sempre con le maliconie

Mette pietre ovunque, le porta con sé.

Allora dategli petali. Altre cose leggere.

Anche se non sa il nome. Salvatelo.”

 

“Meraviglia dello stare bene

Quando le formiche mentali

Non partoriscono altre formiche

E si sta leggeri come capre sulla rupe

Della gioia.”

 

Mariangela Gualtieri, Le giovani parole, Torino, Einaudi, 2015 (Collezione di poesia, 432)

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