Lab≠ legge il Canto V dell’Inferno

Ott 24

Lab≠ legge il Canto V dell’Inferno

Lab≠ (Laboratorio disuguaglianze) è un gruppo aperto, agerarchico, laico, acategoriale, all’interno del quale vogliamo proporre un’analisi collettiva del linguaggio e dei discorsi al fine di far emergere le complessità di ciò che si dà per scontato.

Il tema di riflessione è sempre aperto, la confusione non è esclusa, non c’è un obiettivo di lotta specifico ma la costruzione di temporanei punti di fuga. Consideriamo uno stimolo l’esperienza situazionista, la fluidità, l’inaspettato, la circolarità.

Il canto quinto dell’Inferno di Dante l’abbiamo riletto e riscoperto con occhi nuovi, ormai adulte, dopo averlo fatto a scuola per la prima volta. Abbiamo realizzato un prodotto che è diventato quasi uno ‘strumento’ per conoscere meglio noi stesse, ognuna nel suo intimo ma in relazione con le altre, aperte al dialogo con l’esterno.

Un ringraziamento va al prof. Christoph Mayer, della Technische Universitaet di Dresda, e all’Italien Zentrum Dresden per averci coinvolto nel progetto ‘Al Dante’ – 100 x 5 Minuten Dantes Commedia

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Lo scandalo dei lavoratori della cultura

Set 02

Lo scandalo dei lavoratori della cultura

Laurea, possibilmente con il massimo dei voti, dottorato di ricerca e/o master di specializzazione, tirocini e stage, partecipazione a corsi professionali, conoscenza di almeno due lingue straniere, capacità e competenze informatiche, esperienze di lavoro in Italia e all’estero.

Questo elenco costituisce l’ossatura di un curriculum medio per lavorare nella cultura. Non solo in questo ambito, è ovvio, la differenza è data dall’uso che di questi curricula si fa nel settore culturale.

I laureati, tutti, hanno trascorso quattro o cinque anni della loro vita a studiare per affrontare al meglio il lavoro che li aspetta. Hanno pagato le tasse universitarie e le loro famiglie anche le tasse allo Stato. Hanno investito tempo, energie e denaro. Una volta completato il corso di studi, hanno scoperto che viene richiesta loro una formazione di più alto livello ed ecco nuovi investimenti di risorse personali, e, va da sé, il rinvio di una qualche forma di remunerazione nell’ambito lavorativo per il quale si stanno preparando da anni. Ogni tanto si tira fuori quella sterile polemica sulla differenza degli stipendi tra laureati e diplomati: insomma, senza fare questioni di merito, direi che il motivo è oggettivo. E comunque, queste grandi differenze non ci sono più da tempo, specie nel pubblico, specie nell’ambito culturale.

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Oblio della memoria

Ago 16

Oblio della memoria

Che cosa ricorderemo del lockdown, della pandemia, di ciò che abbiamo vissuto finora sulla nostra pelle e di quello che abbiamo visto in televisione e sui social, delle storie ascoltate da altri, di tutte le notizie di cui siamo venuti a conoscenza? Non domani, ma tra un anno, tra dieci anni, cinquanta, che cosa saremo in grado di rievocare?

Che cosa tratterrà la memoria collettiva di questo evento e che cosa dimenticherà?

La memoria collettiva è l’insieme dei ricordi di un’esperienza vissuta da una comunità: ma questa è una definizione che dà solo una pallida idea della complessità dell’argomento. Per costruire una memoria collettiva servono i ricordi personali, che si basano su fatti ma ancor più sulle emozioni che quei fatti hanno suscitato e, si sa, l’emotività rende più difficile concentrarsi su realtà oggettive.

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