Lezioni semiserie di codicologia – 5

Gen 29

Lezioni semiserie di codicologia – 5

Siamo giunti all’ultima puntata e al momento della legatura del libro.

Oggi la copertina viene scelta dall’editore ed è tra gli elementi più importanti per rendere accatticopertinazulloalbertinevante e/o significativo un libro rispetto a un altro. E’ un momento di alta creatività non solo artistico-estetica, ma anche d’arte pubblicitaria, in senso lato.

Nel medioevo e nei secoli successivi, i libri uscivano dalle mani di copisti e stampatori quasi ‘nudi’. I fascicoli erano cuciti fra loro e spesso erano rivestiti solo da una coperta in pergamena, non particolarmente curata, perché non si rovinassero.

In seguito, arrivava il momento della donazione o dell’acquisto ed ecco che, finalmente, i libri potevano avere l’occasione di un abito migliore. A dire il vero, questo non accadeva sempre, e spesso non subito, perché l’operazione dipendeva dalle risorse del compratore e dall’uso che ne avrebbe fatto, però finire tra le mani del legatore doveva certo essere un bel momento.

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Lezioni semiserie di codicologia – 4

Gen 15

Lezioni semiserie di codicologia – 4

Siamo arrivati alla penultima lezione, ma se vi piacerà, potremo continuare a scoprire insieme altre bellezze e curiosità dei manoscritti medievali.

Vi ricorderete che nei precedenti post, eravamo riusciti a scegliere il supporto giusto, la carta o la pergamena, a rigarlo, a secco o a colore, ed eravamo pronti a riempirlo di scrittura con una penna di volatile, più facilmente d’oca, sufficientemente resistente ed elastica per poter scrivere su un materiale particolare come la pergamena, ma utilizzabile anche sulla carta.

Se poi avete pensato anche che sarebbe stata una bella idea decorare il libro, allora oggi sarà necessario fare attenzione all’ordine delle operazioni.

asciugatura inchiostroRicordatevi: prima si scrive, poi si decora. miniatrice

Come le vostre matite che con l’uso si consumano, il calamo e la penna dovevano essere temperati e per questo veniva usato un coltello. Pare che i copisti avessero bisogno di affilare il loro pennino così spesso che erano costretti a tenere vicino a sé fra sessanta e cento penne d’oca già pronte.

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Lezioni semiserie di codicologia. 3

Dic 18

Lezioni semiserie di codicologia. 3

Nelle scorse lezioni, ci siamo procurati il supporto, sia esso di pergamena o di carta, e lo abbiamo ritagliato e curato; ora siamo pronti per avviare l’allestimento del libro.

Poggiate pure le penne, perché prima di iniziare a scrivere è necessario rendere la pagina ‘accogliente’ per la nostra scrittura.

Non ci sono righe né margini di giustificazione su questi fogli, quindi dovevano essere tracciati a mano per permettere di scrivere ordinatamente. La questione ‘rigatura’ è vasta e articolata, ma in questo breve spazio cercherò almeno di darvi alcune informazioni base su quello che succedeva in uno scrittorio monastico (scriptorium) o in un laboratorio laico quando era giunta l’ora di dedicarsi al testo e alla decorazione.

La pagina manoscritta doveva mostrare l’equilibrio tra le parti scure, la scrittura, e quelle chiare, i margini, e doveva permettere un’armonia dei segni perché sia lo scrittore sia il lettore potessero scrivere e leggere con maggior agio possibile una scrittura oggettivamente difficile da interpretare, anche per coloro che avevano una certa dimestichezza con caratteri e testi così particolari.

Oggi, parleremo del primo atto per la preparazione della pagina: la rigatura.

Per cominciare, sui margini esterni (ma la tecnica varia nel tempo), venivano apposti dei forellini, posti a uguale distanza l’uno dall’altro, provocati dalla punta di un punteruolo o da una ruota dentata,  quindi, grazie a una riga, venivano tracciate le linee su cui poi si sarebbe scritto. Anche se le principali tecniche di rigatura sono fondamentalmente due, a secco, tracciate con una punta, e, a partire dall’inizio del XII secolo, anche a colore, segnate con la mina di piombo o con l’inchiostro, anche in questo caso sarebbe necessario entrare in maggiori dettagli.

 

Il nostro obiettivo, però, non è di scrivere un trattatello di codicologia, ma solo di capire quali fossero le mosse principali per costruire un codice medievale. Prometto, però, di dare alcune indicazioni bibliografiche alla fine di questo breve ciclo.

Procediamo. Lo scriba doveva trovare il posto al testo, alle iniziali, alle illustrazioni e lo faceva quindi aiutandosi con riga e squadra tracciando uno ‘specchio’, lo specchio scrittorio, appunto, cioè un rettangolo che fosse pronto ad accogliere la scrittura; quello che gli studiosi chiamano la mise en page, diversa per ogni tipologia di testo. 

Quindi il copista prendeva la sua piuma d’oca e cominciava a tracciare i caratteri della scrittura, lasciando gli spazi per il decoratore.

rigatura

 

La scelta di far tracciare a un bue le nostre giocose righe non è casuale. Mi piaceva così ricordare una delle prime testimonianze di volgare italiano, tra le più note, risalente all’VIII secolo che dice «Se pareba boves alba pratalia araba et albo versorio teneba et negro semen seminaba».

Questo è il famoso indovinello veronese che molti di voi forse ricordano di aver studiato a scuola: C’era una volta un bue / bianchi campi arava / e bianco aratro teneva / e nero seme seminava.

Naturalmente il bue non tracciava le righe con il punteruolo, ma ‘diventato’ penna, scriveva con il nero inchiostro sulla pagina bianca.

 

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