L’invenzione di Kuta a S. Cataldo

Mag 26

Mercoledì 23 maggio sono stata a S. Cataldo, nel cuore della Sicilia, in provincia di Caltanissetta. La maestra Ninfa mi ha accolto al mattino con alcune classi di quarta della scuola elementare del paese. Ninfa ha letto L’Invenzione di Kuta. La storia della scrittura e del libro manoscritto, che ho scritto insieme a Roberto Piumini (Carthusia, 2009) e ha voluto che raccontassi ai suoi bambini i modi e i segni che l’uomo ha sperimentato nel tempo per esprimersi e per comunicare.

Davanti a una esigente ma simpaticissima platea di bambinelli attenti, mi sono esibita nel racconto dell’uomo che cerca il materiale giusto per i suoi messaggi: argilla, papiro, pergamena ma anche pietre, sabbia, pelle del corpo, ossi, cortecce… I bambini hanno scoperto come ogni libro abbia una forma diversa a seconda dell’uso, del lettore o del testo: un libro a forma di cuore quale testo potrà mai contenere?

Il momento più interessante è sempre quello in cui racconto chi sapeva scrivere e come imparava a farlo. I bambini scoprono quanta fatica e determinazione ci fosse dietro molte scritture, specie quelle delle persone che appartenevano ai ceti popolari. Su certi documenti appaiono scritture a zampe di gallina e con moltissimi errori, alcuni li fanno ridere, ma poi tutti tornano seri quando sanno che quegli errori erano fatti da uomini e donne che pur di esserci, pur di partecipare imparavano solo a firmare, o a scrivere solo alcune frasi, utili per il loro lavoro, o a scrivere senza essere andati a scuola, ascoltandosi parlare. Scoprono che le donne venivano tenute lontane dalla cultura ma che in tante cercavano di imparare da sole.

I bambini di S. Cataldo mi hanno fatto moltissime domande: questo è un argomento che li ha decisamente incuriositi. A me piace quando accade così, perché aldilà delle storie che racconto, voglio che si rendano conto della ricchezza e dei talenti che posseggono. Loro che, come noi, vivono in un mondo scritto.

La maestra Ninfa e le sue colleghe sono molto preparate e piene di entusiasmo, nelle loro mani quei bambini cresceranno curiosi e pieni di voglia di capire. Il 23 maggio è stato l’anniversario dei vent’anni della strage di Capaci. Molti bambini mancavano all’incontro perché erano con il coro ad esercitarsi per il concerto in commemorazione. Noi non abbiamo esplicitamente ricordato Falcone, sua moglie e i suoi uomini, ma mi piace pensare che l’incontro abbia comunque contribuito a un progetto, che riguarda tutti, non solo i bambini di S. Cataldo e della Sicilia, di scambio e di crescita culturale che aiuti tutti i bambini e i ragazzi a crescere consapevoli di sè e delle proprie potenzialità, nonostante tutto.

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Federico di Leo Lionni

Mag 26

Federico è un topolino assai simpatico. Mentre i suoi amici  passano l’estate a raccogliere cibo per prepararsi all’inverno, Federico trascorre le giornate a ‘raccogliere’ i colori, i suoni, il calore e la bellezza della natura. Risponde agli altri topolini indispettiti che anche il suo lavoro è importante e infatti quando arriva l’inverno, quando il cibo pian piano si esaurisce e soprattutto quando la noia e la tristezza si fanno pesanti, tutti si ricordano delle sue riserve. Allora Federico racconta loro del calore del sole, e i topolini si riscaldano. Ricorda dei colori del prato, e loro si rallegrano, e infine li delizia con una storia in versi per la loro gioia e la loro allegria.

Per vivere non basta il cibo, anzi l’accumulo di cibo, ma sono necessari anche la bellezza, i colori, il calore del sole e della generosità umana, e mi verrebbe da aggiungere l’arte la letteratura la cultura. Non la mangiamo (anche se molti di noi mangiano, con la cultura…), ma ci rende più ricchi e, spesso, migliori. È un peccato che di questo siamo in pochi a essere convinti. Scambiare cultura non vuole dire fare il mestiere dell’intellettuale e pensare di dover ‘insegnare’ a vivere a chi intellettuale non è. Scambiare cultura è anche imparare a fare domande, imparare a godere della bellezza, imparare dalla bellezza, e anche imparare che è sempre meglio pensare da soli.

Leo Lionni nacque ad Amsterdan nel 1910 ed è stato pittore, scrittore e illustratore.  Studiò in Italia ma fu costretto a emigrare negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali. A Philadelphia si occupò di grafica e divenne art director di alcune campagne pubblicitarie, collaborando anche con Andy Warhol, Alexander Calder, Saul Steinberg. Nel 1960 tornò in Italia e cominciò a pubblicare libri per bambini come scrittore e illustratore. Morì nel 1990 a Radda in Chianti.

Leggete anche Piccolo Blu e Piccolo Giallo e godete della originale semplicità di questa tenera storia.

Rato Federico

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Da Pierino Porcospino ad Harry Potter (passando per Pinocchio)

Mag 25

Incontro a TrapaniI libri per ragazzi dall’invenzione della stampa a oggi.

Sabato 19 maggio sono stata a Trapani, nella Biblioteca “G.B. Amico”, e per la precisione nella sezione per bambini “Il piccolo Principe”. È una biblioteca molto accogliente, grazie ai sorrisi e alla bravura di Elena, Federica e Gaspare. Oltre che alla disponibilità del vicedirettore Domenico, e del direttore don Liborio.

Ho trascorso qui un’intera giornata.  Al mattino ho incontrato due gruppi di bambini, di quinta elementare e di prima media. Con loro ho parlato dell’invenzione della stampa e di come cambiano nel tempo i libri e soprattutto i libri per i bambini. Siamo partiti da salteri e babuini, dalle illustrazioni che rappresentavano maestri che frustavano i bambini e siamo arrivati a Pierino Porcospino e ai bravi bambini obbedienti delle novelle ottocentesche. Abbiamo tirato il fiato con Pinocchio ma ci siamo un po’ rattristati con Cuore. Poi sono arrivate le storie e le illustrazioni del Corriere dei Piccoli e con un salto pieno di entusiasmo siamo arrivati a Rodari e a Munari. Con loro sì che i libri erano adatti ai bambini: bei colori, materiali curiosi e storie coinvolgenti.

A un certo punto, ci siamo seduti per terra e ho mostrato loro un manoscritto e un libro a stampa del Seicento, conservati nella biblioteca del Seminario. Li abbiamo osservati e commentati, ritrovando sui libri ciò di cui avevamo parlato. I bambini erano davvero stupiti e ammirati. A guardare le forme, i materiali, le scritture come cambiavano nel tempo e a seconda degli usi e dei contenuti, siamo tornati ai libri moderni e così mi sono divertita a leggere alcune storie ad alta voce. Li ho fatti ridere con Tararì Tararerà, i libro di Emanuela Bussolati in lingua piripù, e intenerire con la storia di  Federico di Leo Lionni.

Il momento più bello è stato quando li ho salutati e molti di loro, invece di andar via, si sono fermati in biblioteca per guardare e sfogliare altri libri o per farmi altre domande. Obiettivo nr. 1: suscitare curiosità per i libri. Obiettivo raggiunto.

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