Salvare e valorizzare i manoscritti, un dovere

Mar 11

Salvare e valorizzare i manoscritti, un dovere

Un paio di mesi fa ho letto su un quotidiano di un progetto molto importante di digitalizzazione di manoscritti medievali e ho pensato di riprendere quella notizia e proporvela perché di quei manoscritti racconto, ormai da anni, durante le mie ‘chiacchierate’ con grandi e piccini.

Sono i manoscritti delle biblioteche di Timbuktu.

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Carte in … posa. Intervista con Luciano Palombi

Giu 12

Carte in … posa. Intervista con Luciano Palombi

Vi presento Luciano

 In biblioteca non ci sono solo bibliotecari e amministrativi. A volte ci sono anche i fotografi. Luciano lavora dal 1996 presso la Biblioteca comunale di Trento. Grazie alla conoscenza della fotografia, che è il suo hobby da sempre, e alla sua curiosità, si dedica ai materiali della biblioteca, in una continua ricerca del modo migliore ed efficace per utilizzare gli strumenti a disposizione.

Palombi Come sei arrivato in biblioteca?

Sono stato assunto al Comune di Trento nel ’92 come autista funerario… E adesso nessuno vorrà continuare a leggere questa intervista…

Sfiderò la sorte… Racconta.

Nel 1996 ho partecipato a un concorso interno per la biblioteca. Durante il colloquio mi hanno chiesto se avessi particolari interessi e conoscenze di fotografia, che in verità è il mio hobby, ed è così che la biblioteca mi ha destinato al ruolo di microfilmatore.

In che cosa consisteva la microfilmatura in biblioteca? A che cosa serviva?

Serviva per una forma di tutela e conservazione e poi, naturalmente, per documentare il posseduto. Si è cominciato dalla microfilmatura dei giornali, poi è stata avviata quella dei libri del fondo antico: prima i pezzi che andavano in mostra o in restauro, poi abbiamo proceduto a tappeto. In quegli anni la microfilmatura era coordinata da Luciano Borrelli, bibliotecario dmicrofilmella Comunale di Trento ora in pensione, che cominciò ad affidarmi i lavori anche per le pubblicazioni, che fino ad allora erano stati, il più delle volte, affidati a esterni. Fino ad allora le fotografie in biblioteca si facevano solo dietro richiesta degli utenti.

Nel 2000 si passa al digitale…

In quel periodo c’era parecchio lavoro anche su pellicola e il digitale ha portato tutto un altro modo di pensare la fotografia. Devo dire che ho accettato la sfida e ho cominciato a sperimentare, creare, fino a trovare il modo giusto di gestire e trattare le immagini digitali.

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