Salvare e valorizzare i manoscritti, un dovere

Mar 11

Salvare e valorizzare i manoscritti, un dovere

Un paio di mesi fa ho letto su un quotidiano di un progetto molto importante di digitalizzazione di manoscritti medievali e ho pensato di riprendere quella notizia e proporvela perché di quei manoscritti racconto, ormai da anni, durante le mie ‘chiacchierate’ con grandi e piccini.

Sono i manoscritti delle biblioteche di Timbuktu.

Timbuktu è una città del Mali, dalle origini antiche e dalla storia densa di cultura, con le sue università, le sue scuole coraniche e le sue molte biblioteche. Qui sono conservati manoscritti, redatti in scrittura araba e in lingua araba e africana, che vanno dal XIII secolo fino al XX.

Mi capita di parlarne per descrivere luoghi di conservazione diversi da quelli cui siamo abituati, che si adattano all’ambiente ma che, in fondo, sono organizzati con gli stessi obiettivi di tutela e valorizzazione dei libri antichi di altri paesi in diverse parti del mondo.

Ne accenno anche quando descrivo i materiali dei libri, perché alcuni di quei manoscritti in pergamena sono stati allestiti con pelle di gazzella: a dimostrazione che l’uomo adopera ciò che ha a disposizione per ottenere un risultato.

Più recentemente ho cominciato a raccontare le ‘gesta’ dei bibliotecari, in particolare di Abdel Kader Haidara, l’eroico bibliotecario della città sacra e di Hawa Touré, direttore del Fondo Kati, la più grande biblioteca privata della città maliana, che nel 2012 riuscirono a mettere in salvo più di 377mila libri dalla violenta occupazione dei combattenti di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) trasportandoli nottetempo e nascondendoli alla furia distruttrice dei miliziani.

Oggi quei libri sono custoditi nella sede di Bamako, la capitale del Mali, di Savama-DCI, la ong fondata proprio da Abdel Kader Haidara proprio per la salvaguardia dei manoscritti di Timbuktu e che si riconosce in queste parole: Sauver et Valoriser les Manuscrits, un devoir.

D’ora in avanti, potrò parlare del progetto di digitalizzazione e descrizione di quei manoscritti, nato prima del 2012.

Il Libraries of Timbuktu – Timbuktu Manuscripts Project è stato un progetto dell’Università di Oslo attivo tra il 2000 e il 2007, ma ancora in corso.

Suoi scopi sono stati il fornire assistenza fisica a quanti si occupavano di conservazione dei fondi manoscritti di Timbuctù, digitalizzandoli e predisponendo un catalogo informatico, rendendoli accessibili ai ricercatori di tutto il mondo

Un progetto che ha preso nuova energia più recentemente grazie al patto siglato con Google. “L’intesa tra le parti – dice l’articolo – formalizzata soli pochi mesi fa, prevede la fornitura da parte della multinazionale di un macchinario che effettua fotografie in altissima risoluzione per consentirne la trasposizione digitale dei testi in 35 vetrine online. Oltre al costoso strumento tecnologico a disposizione, l’accordo vale solo 15.000 dollari, che coprono la remunerazione di tre esperti [ndA (nota di Adriana), ‘vale solo’ in che senso? Sottovalutazione del lavoro degli esperti? Sottovalutazione degli esperti stessi? Gli esperti si sono ‘svenduti’ pur di lavorare? E se si provasse, per una volta, a contabilizzare il giusto?] e di due tecnici incaricati della digitalizzazione dei documenti”.

Ottanta esperti, per lo più arabisti laureati all’Università di Bamako, dopo aver seguito corsi di formazione finanziati dal centro Juma Al-Majid di Dubai, dalla Fondazione Ford e dall’Unesco, stanno lavorando all’inventario dei libri, che dovrebbe concludersi nel 2018. Prima di catalogare, studiano le opere che sono contenute nei manoscritti, li fotografano i manoscritti, ma pure traducono e interpretano le note che vi sono state apposte nel tempo. Un lavoro enorme, e straordinario!

Nell’articolo si legge uno stralcio dell’intervista con Haidara: “grazie alla pubblicazione online, potremo liberare il mondo da un equivoco: nelle antiche biblioteche non erano custoditi solo testi di religione e teologia, ma conoscenze negli ambiti più vari, dall’astronomia all’astrologia, dalla matematica alla filosofia”.

Aggiungerei che sono conoscenze che ancora oggi possono essere interessanti e perfino utili. E questo è ciò che noi che lavoriamo con le carte antiche vogliamo spiegare, condividere con tutti.

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