Scripty in archivio

Feb 11

Scripty in archivio

Oggi per voi, una nuova storia di Scripty Manent, l’avventurosa studiosa della scrittura. Certo che, in nome della conoscenza, a volte si intraprendono imprese assai particolari…!

 

Finalmente trovò l’entrata alla biblioteca che le era stata segnalata. Quella porticina era quasi invisibile dalla strada, e sì che si trovava su uno dei percorsi che faceva quotidianamente. Ma, ahimè, è noto che alle biblioteche in tanti non fanno caso.

Era intitolata a ‘G.H. Ost’, con una precisazione particolare, ‘Collezionista occulto e accorto’. “Chi sarà mai? Che strani nomi hanno a volte i collezionisti di libri!” pensò senza badarci troppo.

Era lì per vedere non un libro, ma un documento, conservato nell’archivio della biblioteca, di cui le aveva parlato un’amica, anzi, una conoscente. O meglio: diciamo che l’aveva incontrata alcune volte, per caso.

Per caso… In realtà se l’era trovata davanti così all’improvviso che le aveva quasi fatto venire un infarto! Povera Scripty, con quel suo sistema nervoso già così scosso…

Quella signora, di cui nemmeno ricordava il nome, o che forse non glielo aveva mai detto, insisteva a raccontarle di un testo molto particolare: la confessione di una fattucchiera, di una strega!

Sembrava trasfigurarsi mentre gliene parlava, tanta era l’enfasi. A Scripty pareva che perfino l’acconciatura si modificasse, come se si gonfiasse sotto l’effetto di chissà quale vento che però lei non avvertiva. Le metteva un po’ di apprensione, a dirla tutta, ma la curiosità era più forte di ogni dubbio.

Quella signora, dunque (che, ora le veniva in mente, cambiava piuttosto spesso il colore dei capelli, anche durante la stessa conversazione …), gliene aveva parlato con tale entusiasmo che Scripty non era riuscita a resistere e aveva deciso di vedere quel documento a tutti i costi.

Ed ora era lì, nella biblioteca intitolata al collezionista occulto e accorto, circondata da scaffali pieni di carte e libri da cui solo per uno sguardo si alzavano nuvole di polvere.

“Ma dove sono questi documenti? Anno 1526, 1527… Eccolo!”

Scripty cominciò a leggere, mentre le tornavano in mente le storie delle tante donne che nel tempo erano state accusate di stregoneria e bruciate sui roghi.

Al nome de Dio. Io Beleze de Ursini de Collevecio faccio questa carta, e vi dirrò tutte le mie culpe che so’ stata e so’ fatuchiera; e lo farrò per farmi perdonare deli grandi mali che aio fatto. E mo non guardate ala ‘gnurantia delo scivere.

Nello scritto c’erano errori di ogni genere. Si capiva che l’autrice non era andata a scuola e scriveva come parlava. “Per essere una donna che aveva imparato da sola, scriveva abbastanza bene… – pensò Miss Manent – Con tutte le ricette per intrugli e malocchi che aveva letto e scritto per il suo “mestiere”, doveva aver fatto parecchio esercizio…”

Quante più cose cierchi de inparare, più vai inanti e non te ne cuntenti, cusì è la strearia. Tutti li sicriti boni e cativi li ò missi drento a uno librone: cun quisto ò imparato la stregoneria a multi e l’ò imprestato a gran maistri, preti, dotori, profeti e signuri; e puro a vui lo pozo ‘mprestare quanno vulite.

Mentre starnutiva per la polvere, Scripty intravide una figura nella sala vuota.

Era proprio lei, la sua amica! Ma che cosa stava facendo lì?

“Non hai capito?” disse quella. “Sono un fantasma! Il fantasma di Bellezze”.

A Scripty si drizzarono i capelli.

“Ho confessato in quelle pagine di essere una strega per salvarmi la vita, ma non facevo niente di male. Volevo solo accontentare le persone che venivano da me per farsi aiutare. Perché mi è sempre piaciuto capire il bene che veniva dalle piante, dalla terra nostra. Invece mi hanno accusato di propinare strani miscugli e veleni.”

Scripty riprese l’uso della parola e volle chiederle altre notizie della sua vita, non prima di essersi complimentata per la proprietà di linguaggio, così diversa dal tono di quei discorsi scritti.

“Beh, si capisce, sono secoli che vago da studioso a studioso cercando qualcuno che voglia leggere la mia storia, ma nessuno ha mai avuto voglia di cercare la biblioteca… Si sa che i fantasmi riescono a trovare pace dopo aver avuto giustizia. Non hai mai visto film dell’orrore?”.

“I film di paura mi fanno paura – rispose Scripty – E la biblioteca… Per trovarla è necessario essere molto motivati”, commentò a mezza bocca.

“Sai – continuò Bellezze – non era facile per le donne allora. Tutti volevano che ci occupassimo solo di casa e famiglia. Lavoravamo tanto e non avevamo svaghi. Nessuno voleva che imparassimo a leggere e scrivere, non so perché. Forse avevano paura che ci saremmo ribellate alla vita che ci costringevano a fare. Da quello che ho visto in questi secoli, a volte leggere aiuta a pensare e a farsi delle idee proprie…”

“Sono cambiate molte cose – tentò di rassicurarla Miss Manent – Ora tutte le donne possono studiare e scegliere la loro vita. Quasi sempre…”

Bellezze sorrise.

Si sentì un bip. Scripty si guardò intorno, sconcertata e si ricordò del suo cellulare.

Un messaggio.

Suo figlio Bellibel.

“Quando torni, mamma? Ho fame!”

Miss Manent alzò gli occhi direttamente al cielo e poi, riabbassandoli, si accorse che Bellezze non c’era più. Forse era andata a godersi quella pace che cercava.

Allora Scripty tornò a casa con nuove conoscenze e idee. L’incontro con Bellezze l’aveva convinta ad affrontare lo studio di quella storia e soprattutto era determinata a trovare il modo di condividerla. Rafforzò comunque anche una sua precedente convinzione: mai, mai, e poi mai avrebbe guardato un film dell’orrore!

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