Evidentemente disuguali

Mag 03

Evidentemente disuguali

Disuguaglianza vuole dire essere diversi, cioè non essere uguali. È una parola che indica la mancanza di uniformità: le persone, per esempio, non mostrano gli stessi comportamenti, hanno differenze di temperamento, non sono d’accordo sulle stesse questioni, e nemmeno vanno sempre d’accordo fra loro.

Mai come in queste circostanze così difficili abbiamo avuto l’evidenza della nostra disuguaglianza. L’abbiamo provata sulla nostra pelle. L’emergenza ci ha costretti a vedere che le vite da cui siamo circondati non assomigliano alle nostre. La crescita esponenziale dell’attività sui social (visto che per strada non dovrebbe esserci nessuno…) ci ha dato l’opportunità di conoscere situazioni e realtà del tutto diverse da quelle che viviamo quotidianamente e alle quali, quando capita di pensarci, regaliamo solo superficiali attimi della nostra attenzione.

In questi giorni, per esempio, abbiamo avuto la conferma che esistono lavori molto diversi tra loro, e diversamente contrattualizzati: ci sono i dipendenti delle amministrazioni pubbliche e quelli di enti privati, i liberi professionisti, gli imprenditori, i lavoratori a contratto, e naturalmente quelli senza contratto. Naturalmente, le disuglianze nelle tipologie di contratto e non-contratto rispecchiano differenze nel trattamento economico.

Ma delle disuguaglianze economiche e di reddito sapevamo già, più o meno, ma ora però ci siamo resi conto, dalle reazioni alle prime chiusure fino a quelle per il Decreto Cura, del numero enorme di lavoratori poco tutelati e di quanto davvero pesanti siano le ingiustizie salariali. Abbiamo toccato con mano il dramma di chi non riesce, già in condizioni normali, a nutrire adeguatamente la propria famiglia e anche di coloro che non sapranno come pagare l’affitto nei prossimi mesi.

È esploso il problema di coloro che non hanno una casa, i senza tetto, ma anche di chi vive in situazioni meno convenzionali, come i rom, o come gli artisti e i lavoratori del circo, per esempio. Un disperato segnale d’allarme viene dal mondo emarginato delle prostitute e dei trans: senza clienti non hanno soldi per pagare una stanza e nemmeno per mangiare. Ma il loro mondo è stato emarginato con ipocrita accuratezza e la vergogna che la società impone loro di provare toglie la forza per chiedere aiuto. Abbiamo scoperto che non siamo abbastanza pronti ad aiutare queste persone, ma anche che non siamo pronti nemmeno ad aiutare noi stessi.

Potremmo dire che il concetto di vita ‘normale’, se mai ha avuto un senso, adesso è stato mandato all’aria e che mentre alcune persone stanno reagendo con equilibrio e generosità, altre si stanno lasciando vincere dalla paura e stanno diventando pericolose.

Come è possibile parlare di ‘uomo’ e di ‘natura umana’ come fosse un concetto generale quando la realtà ci mostra le nostre dis-uguaglianze? «Il problema di cos’è l’uomo è sempre il così detto problema della natura umana, o anche quello del così detto uomo in generale, cioè la ricerca di creare una scienza dell’uomo (una filosofia) che parte da un concetto inizialmente unitario. L’unità del genere umano non è data dalla natura biologica dell’uomo. Neanche la facoltà di ragionare o lo spirito ha creato unità o può essere riconosciuto come fatto unitario. Non il pensiero, ma ciò che realmente si pensa unisce o differenzia gli uomini. Che la natura umana sia il complesso dei rapporti sociali è la risposta più soddisfacente, perché include l’idea del divenire: l’uomo diviene, si muta continuamente col mutarsi dei rapporti sociali, e perché nega l’uomo in generale» (Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, 7, § 35). Sono le relazioni a renderci esseri umani, quelle che costruiamo noi stessi, quelle da cui proveniamo, quelle cui stiamo educando i nostri figli. E non stiamo scoprendo, ora, quanto questo sia vero e vitale? Stiamo imparando che per salvarle, le nostre relazioni, dobbiamo temporaneamente rinunciarvi, ma anche che quando arriverà il momento per poter ricostruirle, non potremo più fare a meno di considerare anche quelle degli altri, di tutti gli altri diversi da noi. Sarà importante creare larghissime reti di relazione che tutti sorreggano saldamente.

 

articolo pubblicato sul ‘Trentino’ il 28 aprile 2020

immagine: sala della mostra Uguali Disuguali, Carrara 2018

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