Condannate al silenzio
Gen 28
Oggi vorrei raccontarvi di un libro che mi ha accompagnato in questi ultimi giorni. Sapete bene che non amo recensire, che preferisco piuttosto condividere i miei ‘piaceri’ letterari e così sarà anche stavolta: vi racconto di un libro che mi ha emozionato.
Si tratta di un sottile libretto che in poche pagine racchiude la storia di personaggi estremamente particolari, dei quali molti di noi non conoscono forse nemmeno il nome, ma che sono stati capaci di vivere con coraggio e forza, con una intensità frastornante, un destino che affrontarono grazie a una scelta di coerenza di cui pochi furono e sono capaci. Lo fecero nel silenzio degli altri, che tentarono di negare la loro esistenza, un silenzio che dura da epoche antiche e che oggi è diventato una voce ancora non troppo alta,
Il libro, Condannate al silenzio. Le eretiche medievali di Marina Benedetti, racconta le storie di alcune donne, definite eretiche, quindi ‘sbagliate’, e perseguite per la loro scelta di vita religiosa, una scelta che era in forte dissonanza con il ruolo che la società aveva progettato per loro.
“Per chi si occupa di storia il silenzio è una dimensione documentaria, un confronto quotidiano con sopravvivenze e perdite condizionanti la ricostruzione rigorosa di un fatto o di un personaggio. Il silenzio ha anche una dimensione individuale nel momento in cui in biblioteca o in archivio […] si attende il manoscritto richiesto circondati da una sottile magia da sciamani: per superare lo spazio e il tempo con cui un pezzo di pergamena consente ‘l’avvicinamento alla distanza’, ossia al passato. Sono momenti e gesti rituali in cui al silenzio segue l’ascolto: di ciò che la pergamena testimonia. Il silenzio si legge e si ascolta nei pieni e nei vuoti della memoria”.
Il silenzio di cui si racconta è quello imposto a queste donne, cui venne vietato di parlare della loro vita e della loro religiosità. Le eretiche del medioevo furono messe a tacere in quanto donne e in quanto donne religiose. Ma “tacere non significa non esistere”.
Molte si misero in strada per affrontare una difficile e pericolosa vita “on the road” pur di predicare la religiosità che ritenevano l’esigenza più forte, vitale, quella che si esprimeva con semplicità, con l’esempio di una vita votata alla ricerca di Dio, alla conoscenza e alla comprensione dell’insegnamento di Cristo. Sceglievano, così, di essere consapevolmente esposte alla minaccia di una società che non accettava che le donne potessero insegnare, parlare a molti, indicare un diverso cammino di spiritualità.
In questo libro, ma anche in altri volumi indicati in una bibliografia ragionata posta a conclusione della sua riflessione, Marina Benedetti ci lascia scoprire come il voluto silenzio delle fonti documentarie in realtà racconti molto di queste donne, della loro vita, ma soprattutto come quel silenzio sia l’esito chiaro e inevitabile della percezione, possiamo dire della preoccupazione, se non della paura, che la società e la Chiesa avevano di loro.
Senza mai perdere il rigore dello storico, Marina Benedetti presenta a tutti i lettori, anche a coloro non esperti dell’argomento, e rende attuali le storie di Guglielma detta la Boema, di Marguerite Porete, di Margherita da Trento, detta Margherita la bella, che fu accanto a fra’ Dolcino nella predicazione degli Apostolici. Ma anche quelle di Jeanne d’Arc e delle donne valdesi, in alcune fonti definite ‘donnicciuole cariche di peccati’ (ridimensionate negli aggettivi, messe a tacere, silenziate e ben definite in modo negativo).
Siamo accompagnati così a riflettere su una storia di donne, colpevoli di volersi ribellare a costrizioni imposte loro da una società maschilista e opportunista, e che, per questo, vennero messe a tacere, imprigionate, perseguitate, processate, messe al rogo perché eretiche, ma anche streghe, ma soprattutto perché donne che non obbedivano all’ordine del silenzio.
Grazie a questo libro possiamo anche imparare come il silenzio della scrittura sia spesso un indotto oblio della memoria. Ciò che non c’è nelle fonti è importante tanto quanto ciò che è scritto, in alcuni casi di più.
Le parole scritte dall’autrice emozionano per la semplice e insieme complessa forza con cui si è condotti in un mondo così lontano, e ancora molto vicino. Un mondo che siamo provocati a indagare, a conoscere più in profondità dalla maestria e dalla passione per la ricerca che Marina Benedetti offre con generosità.
“Il silenzio sulle donne non è solo un tratto di penna, ma anche un dialogo sospeso”.
Marina Benedetti, Condannate al silenzio. Le eretiche medievali, Milano-Udine, Mimesis, 2017 (Taccuino nr. 32)
Mi sembra molto interessante. Lo compro.
Grazie
Cara Mara, è più che interessante.
Poi mi dirai che ne pensi, grazie a te e a presto
Grazie Adriana 🙂