L’equivoco della pancia

Gen 26

L’equivoco della pancia

Gli equivoci sono provocati da parole che portano diversi significati, oppure da situazioni non chiare, di cui ci sfuggono i contorni. Essi sono sollecitati anche da toni della voce che non riconosciamo e che mal interpretiamo, da mancati ‘accordi’ sull’argomento messo sul tavolo, in pratica dall’uso di codici di comunicazione diversi rispetto al nostro interlocutore. Agli equivoci si reagisce mostrandosi offesi e, a volte, aggressivi, o, al contrario, cercando chiarimenti. È necessario perciò che la nostra capacità di ascolto e la consapevolezza di ciò che stiamo vivendo – quello che abbiamo avvertito come un equivoco – ci porti a instaurare un dialogo diverso con chi ci sta davanti per uscir fuori da una situazione che ci crea un certo malessere. Per esempio.

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L’utilità della poesia

Gen 13

L’utilità della poesia

«Disegno della tua voce sulla riva del sonno, / scogliere di piuma e quell’odore di costa vicina, / quando gli animali gettati nella stiva, creature di sentina / annusano l’erba e sui ponti s’inerpica un fremito di pelle e di godente furia» (Julio Cortàzar, Naufragios, trad. di Milton Fernández).

Ma perché la poesia è tenuta lontana, come fosse un nemico? Come fosse qualcosa che non ci può appartenere: è difficile, non siamo degni, non è vera. Queste sono solo scuse. Sì che la poesia è vera. Possiamo leggerla e farla nostra. Si può insegnare a scuola, ma è importante sapere che per funzionare le parole dei poeti devono fluire liberamente e senza obblighi tra le labbra e nelle vene. Il nostro corpo reagisce alla poesia prima ancora della mente. I nostri sensi ascoltano, assaporano, vedono le parole. Potremmo riscoprire il nostro corpo attraverso la poesia e toccare quello che la poesia sta raccontando: ci pare di averle a contatto della pelle, le scogliere di piuma, morbide che non ci graffiano ma ci accolgono. Scopriamo – ci ricordiamo – di essere capaci di annusare il profumo dell’erba, quello del mare, e improvvisamente ci rendiamo conto che anche le nostre emozioni hanno un odore. Forse possiamo anche vedere un profilo tracciato nell’aria dal suono di parole che ci toccano nel profondo, così concrete da avere forma.

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Scrivere e pensare e camminare

Gen 03

Scrivere e pensare e camminare

Siamo così abituati ad avere parole scritte intorno a noi, che spesso non siamo pienamente consapevoli dei loro veri obiettivi e anche del modo più efficace per usarle. Quante forme di scrittura conosciamo? E come la usiamo, e perché? “Rappresentazione visiva, mediante segni grafici convenzionali, delle espressioni linguistiche”, così il dizionario definisce la scrittura. La scrittura non è una capacità naturale dell’uomo, ma nasce da una convenzione sociale e ogni convenzione che riguarda la società è decisa grazie all’intesa collettiva, per meglio dire, viene definita da una parte della società, generalmente quella dominante, che determina il valore o il significato di ogni aspetto della nostra vita di relazioni. Nel caso di parole scritte, si decide per convenzione anche la loro foggia e il loro uso, oltre che il senso e il significato.

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