Il ragno-penna 1: La pozione della sapienza

Giu 05

Il ragno-penna 1: La pozione della sapienza

Il ragno-penna prosegue il suo lavoro, raccoglie il filo della consapevolezza che dovremmo avere di noi stessi e dei nostri talenti e consolida la sua tela, per cercare di capire in quale modo la scrittura eserciti il suo potere, quale potere abbia la persona che la usa, che influenza abbia, o lasciamo che abbia, sulla nostra vita quotidiana.

Con l’uso che facciamo noi della scrittura siamo lontanissimi dal senso della magia, del rituale della scrittura, cioè del legame che potrebbe stabilirsi tra il segno, il simbolo e un’azione concreta. Abbiamo però assimilato quel legame e l’abbiamo reso diverso, perché l’attività scrittoria è diventata alla portata di tutti, e forse poi l’abbiamo semplificato, quasi banalizzato.

Se mi ascolterete, cari i miei cinque lettori, saprete che ho scelto di parlare di scrittura e di potere della scrittura usando una fonte orale. E’ una testimonianza di persone che credono alla magia/potere della scrittura, nonostante abbiano l’opportunità di studiare, ma che tramandano questa magia/potere a voce.

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Il ragno-penna Dalla parte del torto

Mag 16

Il ragno-penna Dalla parte del torto

E così sono nel pieno di una nuova avventura, cari i miei dieci lettori (mmmh, forse cinque dopo tanto silenzio, ma mi farò perdonare).

Ho avuto la fortuna di incrociare il mio cammino con quello di un gruppo vivace, stimolante e ‘utile’. Ho incontrato l’associazione Dalla parte del torto. La voce di chi non ha voce e Letizia Baldoni, Pietro Stramba-Badiale, Marco de Lindemann, Massimo Gallo, Rita Tortora, Diva Ricevuto e Patricia Vasconi, cioè le fondatrici e i fondatori che dall’agosto del 2019 hanno dato vita a una web radio aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Radio Dalla parte del torto (RDPT) intende dare spazio alle voci impegnate nel sociale, nella cultura, sul territorio e costruire un piccolo ma efficace strumento per la diffusione di buone pratiche, idee e parole, di conoscenza che possano contribuire alla crescita della comunità: “è un’associazione senza fini di lucro che ha lo scopo di promuovere, innanzitutto nelle periferie fisiche e sociali, le buone pratiche d’informazione e comunicazione attraverso le quali diffondere e mettere a rete la conoscenza delle realtà d’impegno sociale, culturale, politico e civico in particolare del volontariato e del Terzo settore, la realizzazione e diffusione di prodotti d’informazione a sostegno di queste realtà, la formazione di giovani operatori dell’informazione e della comunicazione”.

Tutti i contributi vanno in onda in giornate e orari prestabiliti, ma poi restano a disposizione tra i podcast.

Sul sito, che vi invito a visitare, si possono leggere le ‘regole’ per poter partecipare: sono ben accetti tutti coloro che “si riconoscono nei valori di solidarietà, giustizia, inclusione, valorizzazione delle differenze culturali, filosofiche e di genere, rifiuto di ogni forma di razzismo, di fascismo e di violenza: i valori fondanti alla base della Costituzione della Repubblica italiana e della Dichiarazione universale dei diritti umani“.

Allora ho fatto la mia proposta: Il ragno-penna. i fili intrecciati della storia.

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Lab≠ legge il Canto V dell’Inferno

Ott 24

Lab≠ legge il Canto V dell’Inferno

Lab≠ (Laboratorio disuguaglianze) è un gruppo aperto, agerarchico, laico, acategoriale, all’interno del quale vogliamo proporre un’analisi collettiva del linguaggio e dei discorsi al fine di far emergere le complessità di ciò che si dà per scontato.

Il tema di riflessione è sempre aperto, la confusione non è esclusa, non c’è un obiettivo di lotta specifico ma la costruzione di temporanei punti di fuga. Consideriamo uno stimolo l’esperienza situazionista, la fluidità, l’inaspettato, la circolarità.

Il canto quinto dell’Inferno di Dante l’abbiamo riletto e riscoperto con occhi nuovi, ormai adulte, dopo averlo fatto a scuola per la prima volta. Abbiamo realizzato un prodotto che è diventato quasi uno ‘strumento’ per conoscere meglio noi stesse, ognuna nel suo intimo ma in relazione con le altre, aperte al dialogo con l’esterno.

Un ringraziamento va al prof. Christoph Mayer, della Technische Universitaet di Dresda, e all’Italien Zentrum Dresden per averci coinvolto nel progetto ‘Al Dante’ – 100 x 5 Minuten Dantes Commedia

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Donne e studio

Ott 17

Donne e studio

Saper riconoscere l’operato di una donna è sempre molto difficile, e lo è per le donne e per gli uomini. Si leggano, a esempio, i titoli dei giornali degli ultimi giorni: le scienziate vincitrici del Nobel per la chimica sono diventate “Thelma e Louise”, quella per la fisica è soprattutto una madre e per la letteratura erano in lizza “Murakami e una donna”. Per spiegare questo fenomeno si indicano vaghe motivazioni ‘culturali’ forse derivanti da questioni psicologiche, insicurezza, complessi di inferiorità, mescolate ai tradizionali stereotipi di genere in cui cadono anche i migliori. A questi motivi si può aggiungere un’abitudine, quasi una tentazione, a limitare le donne in ruoli – in primis quello materno – che si ritiene impediscano il successo in altri ambiti. Per esempio, nello studio.

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Future Ruins 2022

Set 23

Future Ruins 2022

Una finta conferenza stampa per presentare la Biennale di arte contemporanea “Future Ruins 2022”. Finta, sì. Una “falsa” conferenza per denunciare problemi reali, quelli della cultura e in particolare dell’arte contemporanea. Nella Sala delle quattro colonne del Palazzo delle Poste a Trento, sabato 12 settembre, la performance in forma di conferenza stampa istituzionale pensata dal collettivo Museo Wunderkammer (Giusi Campisi e Luca Bertoldi) ha proposto una «riflessione su quei beni culturali che diventano rovina a causa del conflitto tra interessi pubblici e privati, sulle politiche territoriali basate sulla produzione di eventi, che, quando sopravvivono brandizzano la città, e, quando falliscono, lasciano precariato e rovine». Perché al Palazzo delle Poste? Perché il Palazzo è chiuso da 13 anni, da quando è stata smantellata l’esposizione di “Manifesta 7”, la Biennale europea di arte contemporanea che nel 2007 era stata organizzata in Trentino Alto Adige. Grazie al progetto “Atlas curae”, dell’Associazione H2+, curata da collettivo Mavi (Veronica Bellei e Francesca Piersanti), il Palazzo resterà aperto fino al 27 settembre.

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Lo scandalo dei lavoratori della cultura

Set 02

Lo scandalo dei lavoratori della cultura

Laurea, possibilmente con il massimo dei voti, dottorato di ricerca e/o master di specializzazione, tirocini e stage, partecipazione a corsi professionali, conoscenza di almeno due lingue straniere, capacità e competenze informatiche, esperienze di lavoro in Italia e all’estero.

Questo elenco costituisce l’ossatura di un curriculum medio per lavorare nella cultura. Non solo in questo ambito, è ovvio, la differenza è data dall’uso che di questi curricula si fa nel settore culturale.

I laureati, tutti, hanno trascorso quattro o cinque anni della loro vita a studiare per affrontare al meglio il lavoro che li aspetta. Hanno pagato le tasse universitarie e le loro famiglie anche le tasse allo Stato. Hanno investito tempo, energie e denaro. Una volta completato il corso di studi, hanno scoperto che viene richiesta loro una formazione di più alto livello ed ecco nuovi investimenti di risorse personali, e, va da sé, il rinvio di una qualche forma di remunerazione nell’ambito lavorativo per il quale si stanno preparando da anni. Ogni tanto si tira fuori quella sterile polemica sulla differenza degli stipendi tra laureati e diplomati: insomma, senza fare questioni di merito, direi che il motivo è oggettivo. E comunque, queste grandi differenze non ci sono più da tempo, specie nel pubblico, specie nell’ambito culturale.

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Oblio della memoria

Ago 16

Oblio della memoria

Che cosa ricorderemo del lockdown, della pandemia, di ciò che abbiamo vissuto finora sulla nostra pelle e di quello che abbiamo visto in televisione e sui social, delle storie ascoltate da altri, di tutte le notizie di cui siamo venuti a conoscenza? Non domani, ma tra un anno, tra dieci anni, cinquanta, che cosa saremo in grado di rievocare?

Che cosa tratterrà la memoria collettiva di questo evento e che cosa dimenticherà?

La memoria collettiva è l’insieme dei ricordi di un’esperienza vissuta da una comunità: ma questa è una definizione che dà solo una pallida idea della complessità dell’argomento. Per costruire una memoria collettiva servono i ricordi personali, che si basano su fatti ma ancor più sulle emozioni che quei fatti hanno suscitato e, si sa, l’emotività rende più difficile concentrarsi su realtà oggettive.

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