L’attesa

Feb 16

L’attesa

Alzi la mano chi non ha atteso qualcosa o qualcuno facendosi mangiare dal desiderio o dall’ansia, dalla curiosità o dalla paura. Alcuni di noi sono costantemente in attesa di un nuovo arrivo e di un ulteriore cambiamento. Altri passano ore ad aspettare autobus e treni. Poi ci sono quelli che subiscono il puntuale ritardo di partner e amici. Gli insonni aspettano il giorno, e gli stanchi l’ora di andare a dormire. L’attesa è uno stato dell’anima, che si protende verso ciò che ci aspettiamo accada, o verso un evento che ci è stato promesso.

Per attendere senza spendere troppe energie bisogna essere dotati di convinzione e pazienza. Soprattutto la seconda. La pazienza per capire quale sia il proprio tempo e il proprio luogo, per cogliere il momento giusto di un’azione. La pazienza di aspettare una risposta.

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Intervista a Fabio Magnasciutti

Feb 03

Intervista a Fabio Magnasciutti

Sabato 25 gennaio, lo Studio d’Arte Andromeda di Trento ha aperto le sue sale per inaugurare la mostra personale di Fabio Magnasciutti, illustratore, vignettista, musicista e poeta. Dopo averlo premiato alla XXVI Rassegna Internazionale di Satira e Umorismo “Città di Trento”, lo Studio Andromeda ha deciso di esporre una selezione delle sue opere, quelle che lui stesso chiama le «cose», perché si potrebbero chiamare vignette, ma non sarebbe del tutto corretto, dice.

Chi le osserva viene raggiunto da stimoli multiformi che provocano varie reazioni: in molti casi si ride, in altri si sente un groppo in gola. Magnasciutti esegue le sue «cose» utilizzando programmi di grafica perché sono idee che nascono e hanno bisogno di essere espresse con una certa urgenza e immediatezza di segni, perché sono parte di un dialogo che, con o senza social, Fabio intrattiene con il mondo. Un mondo che ha bisogno di essere osservato «facendo un passo di lato, cambiando punto di vista» ed è così che lo offre agli altri.

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L’equivoco della pancia

Gen 26

L’equivoco della pancia

Gli equivoci sono provocati da parole che portano diversi significati, oppure da situazioni non chiare, di cui ci sfuggono i contorni. Essi sono sollecitati anche da toni della voce che non riconosciamo e che mal interpretiamo, da mancati ‘accordi’ sull’argomento messo sul tavolo, in pratica dall’uso di codici di comunicazione diversi rispetto al nostro interlocutore. Agli equivoci si reagisce mostrandosi offesi e, a volte, aggressivi, o, al contrario, cercando chiarimenti. È necessario perciò che la nostra capacità di ascolto e la consapevolezza di ciò che stiamo vivendo – quello che abbiamo avvertito come un equivoco – ci porti a instaurare un dialogo diverso con chi ci sta davanti per uscir fuori da una situazione che ci crea un certo malessere. Per esempio.

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