Coscienza di sé. Intervista con Antonella Agnoli
Mar 20
Vi presento Antonella Agnoli
Viene definita consulente bibliotecaria oppure esperta di progettazione di biblioteche.
Da anni gira per il mondo per conoscere, osservare e imparare da realtà e persone che fanno parte del mondo bibliotecario, e non solo.
Ha costruito la sua competenza soprattutto sul campo, senza paura di confrontarsi e mettersi in gioco contro antiquate filosofie sulla gestione delle biblioteche, fin da quando le venne affidata la costituzione della biblioteca di Spinea (Venezia), e più tardi quella di San Giovanni di Pesaro.
Di fronte ai successi riportati, spesso le viene chiesto che tipo di formazione abbia avuto, ma Antonella preferisce raccontare che quando era giovane le piaceva andare a ballare, non certo studiare, ma si sofferma anche sulla sua militanza, e conclude sempre che il «PCI negli anni Settanta è stata l’università di una intera generazione».
Grazie alle occasioni di incontro con intellettuali e artisti e alla partecipazione a dibattiti e scambi di opinioni, Antonella ha quindi costruito la sua capacità di osservazione e ascolto e soprattutto la consapevolezza dell’importanza della
cultura come base per un pensiero libero. Una consapevolezza che poi ha utilizzato per i suoi progetti in biblioteca.

Mi chiamo Adriana Paolini. Le persone che mi stanno più vicine mi chiamano mamma, Adri, papposilla, alcuni mi chiamano, ironicamente, ma affettuosamente, Paolini, altri Madama Codicò.
Sono nata al mare, a Pescara, e vivo in montagna, a Trento.


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