Datemi una visione (politica)!

Apr 26

Datemi una visione (politica)!

Forse in questi ultimi due mesi abbiamo ri-scoperto perché sia importante la politica, a che cosa serva. Forse ci siamo resi conto sulla nostra pelle, letteralmente, che differenza faccia per la vita della comunità e per la nostra essere governati da persone preparate. Non intendo fare distinzioni di colore politico, perché di sostenitori e militanti ce ne sono abbastanza. Voglio solo riflettere, con parole mie, sull’importanza della politica, sulla cultura del bene comune, sul diritto a una vita dignitosa che solo lo Stato e le autorità pubbliche possono garantire, sul dovere di ogni cittadino di partecipare perché tutto funzioni.

Al Governo, nazionale e territoriale, ci sono persone che sono state elette dai cittadini attraverso una procedura democratica. Mi verrebbe da pensare, quindi, che chi è andato a votare abbia avuto una certa consapevolezza di ciò che stava facendo e che prima di mettere la croce sul nome si fosse informato. Questo dovrebbe accadere, in teoria. Sempre in teoria, tra i candidati ci sarebbero dovute essere persone che presentino se non un’esperienza della politica, che è un ‘mestiere’ molto complesso, almeno gli strumenti per (provare a) comprenderla e a farne l’uso corretto.

Prima che il Covid19 ci chiudesse in casa, prima che ci fossero le ordinanze restrittive, prima del crollo del fragilissimo sistema Stato-Regioni, prima che scoprissimo l’impreparazione delle classi dirigenziali (ciò che in parte già sospettavamo), prima che si cominciasse a discutere di numeri che non danno il senso della realtà, prima che ci accorgessimo che il livello di manipolazione subito dai cittadini, attraverso diversi canali e strumenti, è altissimo e spaventoso (e anche di questo già sospettavamo), prima di tutto questo e molto altro la parola più presente nel dibattito politico era ‘visione’, utilizzata in assenza, per accusare chi non mostrava di averne, o in presenza per sostenere chi riteneva di possederla.

Non si può fare politica senza avere una visione e ora sappiamo che cosa vuol dire concretamente. La visione è la capacità di andare oltre l’immediato ma anche di riuscire a guardare al futuro con speranza, con un’utopia e con la consapevolezza del passato. Deve prevedere l’osservazione e l’ascolto; la conoscenza e la riflessione, quindi la restituzione di un’analisi. I risultati di questa analisi devono riguardare una comunità nell’immediato dei tempi e dei bisogni, e nella previsione di come una comunità e un territorio potranno evolvere in base a decisioni prese oggi.

Due piani e due velocità, la stessa visione.

Bisogna conoscere e riflettere su se stessi, sulle differenze, sui contrasti sociali, sulle contraddizioni tra ciò che si è realmente e ciò che si vorrebbe diventare.

Con una visione si può attribuire il giusto significato all’azione politica, che ormai viene sempre subita e per questo mal accettata e poco compresa. È necessario rendersi conto che la politica governa la vita di ognuno, e quella di ognuno insieme agli altri: non interessarsene è un atto autolesionistico. È per questo che una visione deve essere condivisa e deve coinvolgere.

È necessario superare pregiudizi, preconcetti e autolimitazioni. Mettersi in gioco per un dialogo comune non significa perdere la propria identità ma partecipare a una visione più ampia.

Per cambiare bisogna necessariamente coordinarsi con altre realtà, creare/individuare un obiettivo comune e valutare come utilizzare le diverse competenze.

Su queste basi, la visione può portare a guardare con speranza il futuro. Per farlo è necessario conoscere i cambiamenti vissuti negli ultimi anni e capire il loro significato, il peso sociale. Un progetto politico dev’essere disegnato sul territorio e guardare all’intera comunità.

Deve mettere al centro l’istruzione e la cultura, che solo apparentemente non portano immediato guadagno. La cultura è la base (anche economica) del benessere dei cittadini, del loro sentirsi parte di un territorio. Deve occuparsi di lavoro, dei diritti e dei doveri nei confronti della propria comunità.

Occuparsi di politica significa occuparsi delle persone e le persone devono essere il motivo per cui ci si occupa di politica.

La spinta al cambiamento deve partire dai cittadini. Questo ora è possibile, e forse non sarà per coscienza civica ma per reazione alle troppe ingiustizie subite. Ma perché non sia un fuoco di paglia, il cambiamento, per qualsiasi motivo avvenga, deve prevedere una visione. Altrimenti non avrà alcun senso, per nessuno.

 

L’immagine è di Fabio Magnasciutti, 25 aprile

 

L’articolo è stato pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 13 giugno 2020

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