Pare che sia questa, ultimamente, la domanda più importante da porsi rispetto alla cultura e alle attività culturali in Italia: chi mangia con la cultura? E allora ho pensato che vorrei provare a rispondere.
Io, tanto per cominciare, mangio con la cultura. La produco grazie al mio studio, alle mie attività didattiche, e come me mangiano tutti coloro che lavorano nella cultura, con varie professionalità: bibliotecari, archivisti, restauratori, educatori, conservatori museali, catalogatori, lettori, docenti universitari, ricercatori fissi o a contratto, ecc., quasi tutti di alto livello scientifico perché in Italia si esigono competenze eccellenti (del corrispettivo in denaro parleremo un’altra volta).
Va da sé che con la cultura mangiano anche le famiglie di queste persone, e chi tra voi ha figli adolescenti, come me, sa che esistono delle aggravanti…
Alcuni hanno uno stipendio, generalmente non altissimo, a eccezione, come ovunque, dei direttori e di coloro che gestiscono e coordinano enti e attività. In questa sede preferisco non entrare nel discorso di disparità e (in)giustizie, visto che poi si affogherebbe nel gorgo della famigerata questione del merito.
Altri, moltissimi, lo stipendio non ce l’hanno, pur lavorando, e sono quelli che vivono con contratti a progetto, collaborazioni e partite iva, con tutto ciò che questo comporta. Alcuni sono in cooperative, piccole società, associazioni, altri sono solitari lavoratori autonomi. Anche in questo caso sorvolo sui dettagli, ma rimando al sito dell’associazione Acta, l’associazione dei free lance, dove è possibile farsi un’idea dei diversi problemi che ci si trova quotidianamente ad affrontare.
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