Scripty Manent: sarebbe meglio approfondire…

Lug 03

Scripty Manent: sarebbe meglio approfondire…

Nello scambio di mail con la sua amica Priscy, come certamente tutti voi ricorderete (nevvero?), Scripty raccontò di alcune ricette speciali che stava provando allorquando ricevette la lettera del prof. Giocondor…

Alcuni lettori e io stessa, però, siamo rimasti incuriositi e così, dopo varie esitazioni – ché so quanto sia impegnata -, le ho scritto per avere qualche dettaglio in più sulla sua storia.

Così mi risponde…

 

Cara Adriana,

ricordo bene quel giorno. È stampato nella mia memoria fresco come fosse stato ieri o addirittura oggi.

Quel giorno Bellibel, che, come sai, è mio figlio, tornando da scuola, mi trovò con dei vistosi baffi gialli che profumavano di risotto.

«Sto facendo degli esperimenti – dissi – mi aiuti?»

Lui vide che sul tavolo c’erano libri su libri, e mucchietti di zafferano, barattoli di caffè, sacchetti di terre di vari colori, petali e gambi di fiori.

«Sì, ma … » e facemmo un buon pasto perché la fame è fame, e io sono una ben organizzata, anche se non sembra.  Poi tornai al mio progetto: quel giorno avevo deciso di sperimentare le antiche ricette per fabbricare i colori.

«Santo cielo!» esclamai a un tratto.

«Che c’è, mamma? » chiese Bellibel più curioso che preoccupato.

Ricordo di averlo guardato lungamente e di aver detto:

“Non so dove trovare dei galli adulti…»

Poi, vedendo l’espressione del suo volto, per impedirgli di telefonare per chiedere aiuto, gli lessi la ricetta che avevo appena trovato.

In una cella rivestita da pietre, si pongono due galli adulti e si alimentano a sufficienza. Trascorso del tempo, essi depongono uova che devono essere fatte covare da rospi nutriti a pane. Quando le uova si schiudono, nascono i pulcini, ai quali, dopo sette giorni,  spuntano code di serpente. Questi pulcini-rettili vengono messi in vasi di bronzo, forati da piccoli buchi e chiusi da tappi di rame. I vasi vanno sepolti, così che i pulcini si nutrano della sola terra. Dopo sei mesi i vasi si tirano fuori e si mettono sul fuoco finché i basilischi non sono completamente bruciati: con la polvere macinata dei basilischi, unita a un terzo di sangue essiccato e macinato di uomo dai capelli rossi, e temprata con aceto molto forte in un recipiente pulito si può trasformare il rame in oro.

«Lo so, lo so che è solo una fantasia: quando mai i rospi vengono nutriti con il pane? » dissi prendendolo un po’ in giro. «E’ vero, però, che nel passato molti tentarono di creare l’oro, immaginando esperimenti incredibili come questo. Pensa a quanti problemi potremmo risolvere se trovassimo la formula giusta…», lo ammetto, sospirai profondamente pronunciando queste parole.

«C’erano ricette strane anche per i colori, oltre che per i metalli preziosi. Guarda, » e gli mostrai col dito sporco di polvere di caffè un antico manoscritto: «Per fare un cavallo nero bianco farai cuocere una talpa tanto che la carne tutta si consumi e con quel brodo bagna dove vuoi e caderanno li peli et quelli che rinasceranno saranno bianchi.  Invece in quest’altra ricetta della scuola salernitana medievale, per allungare i capelli e tingerli di nero, si consiglia un unguento ottenuto facendo bollire in olio la testa e la coda di una lucertola verde». Chissà se fa sparire i capelli bianchi..?

«Ma dove le trovi queste ricette, mamma? » chiese Bellibel, sicuramente desideroso di provare qualche intruglio.

«Si trovano in libretti e libroni che si chiamano ricettari e ce ne sono per tutti i gusti, fantastiche e reali: ricette per i colori, le medicine, la cucina, spesso tutte mescolate. C’era la magia, c’era la chimica, e soprattutto alchimia».

Queste ricette si chiamavano anche ‘segreti’ – dissi abbassando la voce e guardandomi intorno circospetta, ché lo so che quando faccio così Bellibel non può evitare di ridermi, – Nel mondo antico, la segretezza riguardava le meraviglie della natura, così grande e misteriosa che poteva essere avvicinata solo con l’aiuto di forze sovrannaturali, o divine, e poteva esser compresa solo rivolgendosi a maghi e sacerdoti, avvicinandosi a mondi proibiti…».

Non tutti erano contenti di questa ‘segretezza’. Giovanni Ventura Rosetti, nel Plichto de l’arte dei tintori…, pubblicato a Venezia nel 1540, nel proemio presenta il trattato come un’opera liberata dal carcere e dalla tirannide del segreto e resa pubblica a beneficio del prossimo: «E acciò che conoscano che questa opera di carità la manifesto a beneficio pubblico, la qual è stata in carcere già fa molti anni nelle mani tirannide di quelli che la tenivano nascosta, del che seguiva l’indignatione evangelica. Dove è scritto che niuna cosa sarà occulta la quale non sia rivelata, né anche coperta, che non sia manifesta»

Pensa che ero così presa da queste riflessioni, che non mi ero accorta che Bellibel s’era dato da fare. Quando lo guardai aveva segni di terra ocra sulle sue guance e pezzi di petali di rosa sul naso.

Vicino a lui, il gatto Fax lo osservava, mandando strani bagliori dagli occhi…

 

 

* la ricetta letta da Scripty è tratta da Teofilo, De diversis artibus, ricetta per fare l’oro spagnolo. Sec. XI-XII, dalla traduzione di P. Galloni, Il sacro artefice, Laterza, Bari 1998

** La ricetta sul cavallo nero da far diventare bianco si trova nel cosiddetto Manoscritto di medicina conservato presso la Biblioteca provinciale dei padri cappuccini di Trento

Ma a che cosa le serviranno, tutti questi esperimenti? Che cosa dobbiamo aspettarci ancora dalle sue avventure…?

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