Selvaggi e consapevoli

Feb 18

Selvaggi e consapevoli

In questi giorni mi capita di avere per le mani alcuni testi. Neanche a dirlo, sono opere dedicate alla lettura e alla scrittura.

Nel libro Come diventare vivi. Un vademecum per lettori selvaggi di Giuseppe Montesano (Bompiani, 2017), tra i mille spunti che a dir poco mi hanno entusiasmato (ne consiglio caldamente la lettura), leggo alcuni passaggi sugli analfabeti funzionali.

Il primo, che mi colpisce, è quello in cui l’analfabeta funzionale, “che è in grado di compiere alcune azioni definite intelligenti ma è totalmente ignorante al di fuori dei compiti che svolge”, viene messo in relazione, anzi si confonde con colui che legge molto e che ritiene di essere superiore agli altri. Costui ritiene di “sapere tutto su qualcosa, incapace di considerare con benevolenza e apertura un’altra visione di quel qualcosa”, e dunque può essere definito “solo un piccolo dittatore culturale”.

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Condannate al silenzio

Gen 28

Condannate al silenzio

Oggi vorrei raccontarvi di un libro che mi ha accompagnato in questi ultimi giorni. Sapete bene che non amo recensire, che preferisco piuttosto condividere i miei ‘piaceri’ letterari e così sarà anche stavolta: vi racconto di un libro che mi ha emozionato.

Si tratta di un sottile libretto che in poche pagine racchiude la storia di personaggi estremamente particolari, dei quali molti di noi non conoscono forse nemmeno il nome, ma che sono stati capaci di vivere con coraggio e forza, con una intensità frastornante, un destino che affrontarono grazie a una scelta di coerenza di cui pochi furono e sono capaci. Lo fecero nel silenzio degli altri, che tentarono di negare la loro esistenza, un silenzio che dura da epoche antiche e che oggi è diventato una voce ancora non troppo alta, 

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‘Abballati abballati…’. Storie in piazza

Ott 29

‘Abballati abballati…’. Storie in piazza

Qualche giorno fa ho chiacchierato con amici di cantastorie e di racconti orali, di storie recitate che sono diventate scritte, fissate in maniera (quasi) indelebile sulla carta perché ormai sono diventate parte di una tradizione da non dimenticare.

Ho pensato, quindi, di recuperare alcune riflessioni e ricerche fatte qualche tempo fa per condividerle con voi, miei cari (quindici) lettori.
Comincerei così:

«Abballati abballati
fimmini schetti e maritati
e si un abballati bonu nun ve cantu e nun ve sonu
sciù sciù sciù
quanti fimmini ca ci su.»

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