Salvare e valorizzare i manoscritti, un dovere

Mar 11

Salvare e valorizzare i manoscritti, un dovere

Un paio di mesi fa ho letto su un quotidiano di un progetto molto importante di digitalizzazione di manoscritti medievali e ho pensato di riprendere quella notizia e proporvela perché di quei manoscritti racconto, ormai da anni, durante le mie ‘chiacchierate’ con grandi e piccini.

Sono i manoscritti delle biblioteche di Timbuktu.

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The proud archivist. Intervista con Augusto Cherchi

Lug 10

The proud archivist. Intervista con Augusto Cherchi

Vi presento Augusto Cherchi

Dal dicembre 2010 è nel direttivo dell’Associazione Nazionale Archivistica Italiana. Storico di formazione, ha completato il suo curriculum con il diploma d’archivista e un corso per aiuto bibliotecario, quindi ha vissuto una decina d’anni combinando didattica e ricerca universitaria, lavoro editoriale, comunicazione politica, consulenza nella costruzione di banche dati, per poi dare vita a un’azienda che rappresenta la sintesi di questo percorso individuale, Alicubi.

Caro Augusto, sono molto contenta di averti ospite in questo piccolo ma accogliente blog. Come sai l’obiettivo è raggiungere quante più persone possibile, non del mestiere (ma anche), cui raccontare il nostro lavoro e, soprattutto, l’utilità delle nostre attività.the proud_tagliata

Viviamo un momento di grandi trasformazioni, che attraversano le nostre professioni e più in generale quelle di tutti i mediatori di informazioni e di produttori di conoscenza. Di fronte a questo, la sensazione che prevale – sia nei dibattiti che si accendono all’interno degli specifici ambiti disciplinari, sia nei confronti tra i diversi settori professionali – è di una grande confusione e di uno stato di profonda incertezza.

È una bella sfida riflettere sui nostri lavori e raccontare l’intensità dei cambiamenti in atto, ani credo sia una necessità, perché finora, bisogna ammetterlo, c’è stata una scarsa attenzione da parte degli archivisti nei confronti del mondo ‘esterno’.

Come nasce il tuo impegno nell’Anai?

Bella domanda. In realtà ci sono finito un po’ per caso, un po’ per rispondere a una provocazione.

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I “guaritori” dei libri… Intervista con Simona Inserra

Giu 25

I “guaritori” dei libri… Intervista con Simona Inserra

Vi presento Simona Inserra

 Simona è una restauratrice e conservatrice di beni librari. Di sé racconta: «Quando ero bambina i personaggi dei miei giochi avevano sempre dei libri tra le mani; li costruivo con pezzetti di giornale che trovavo in casa e li sistemavo tra le loro mani. Al momento di fare la mia scelta universitaria, finita la scuola, non avevo dubbi: volevo occuparmi di libri, di libri da leggere e di libri di cui prendermi cura».

Sei nata con i libri in mano, ma quando e come hai cominciato ad occupartene per mestiere? simo

A Catania, la mia città natale, mi iscrissi a Lettere, con l’idea di proseguire gli studi nella direzione che avevo nel cuore da sempre. Approfondii gli studi di Filologia Romanza, che mi consentirono di occuparmi di manoscritti medievali e grazie ai quali ebbi la splendida opportunità di studiare per un anno di Erasmus ad Amsterdam. Iniziai la mia tesi di laurea sulla circolazione di un romanzo francese medievale e questo mi diede la possibilità di visitare e apprezzare le numerose biblioteche olandesi e belghe.

Concluso il percorso di studi catanese, immediatamente mi iscrissi alla Facoltà di Conservazione dei beni culturali (indirizzo archivistico e librario) di Viterbo. Fu allora che lessi l’avviso della Scuola Europea di Conservazione e Restauro del libro di Spoleto: si selezionavano 15 giovani in tutta Europa per un percorso formativo, con docenti italiani e stranieri, della durata di tre anni. Vinsi una borsa di studio per il corso triennale e la mia vita prese una direzione che davvero mi soddisfaceva.

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Carte in … posa. Intervista con Luciano Palombi

Giu 12

Carte in … posa. Intervista con Luciano Palombi

Vi presento Luciano

 In biblioteca non ci sono solo bibliotecari e amministrativi. A volte ci sono anche i fotografi. Luciano lavora dal 1996 presso la Biblioteca comunale di Trento. Grazie alla conoscenza della fotografia, che è il suo hobby da sempre, e alla sua curiosità, si dedica ai materiali della biblioteca, in una continua ricerca del modo migliore ed efficace per utilizzare gli strumenti a disposizione.

Palombi Come sei arrivato in biblioteca?

Sono stato assunto al Comune di Trento nel ’92 come autista funerario… E adesso nessuno vorrà continuare a leggere questa intervista…

Sfiderò la sorte… Racconta.

Nel 1996 ho partecipato a un concorso interno per la biblioteca. Durante il colloquio mi hanno chiesto se avessi particolari interessi e conoscenze di fotografia, che in verità è il mio hobby, ed è così che la biblioteca mi ha destinato al ruolo di microfilmatore.

In che cosa consisteva la microfilmatura in biblioteca? A che cosa serviva?

Serviva per una forma di tutela e conservazione e poi, naturalmente, per documentare il posseduto. Si è cominciato dalla microfilmatura dei giornali, poi è stata avviata quella dei libri del fondo antico: prima i pezzi che andavano in mostra o in restauro, poi abbiamo proceduto a tappeto. In quegli anni la microfilmatura era coordinata da Luciano Borrelli, bibliotecario dmicrofilmella Comunale di Trento ora in pensione, che cominciò ad affidarmi i lavori anche per le pubblicazioni, che fino ad allora erano stati, il più delle volte, affidati a esterni. Fino ad allora le fotografie in biblioteca si facevano solo dietro richiesta degli utenti.

Nel 2000 si passa al digitale…

In quel periodo c’era parecchio lavoro anche su pellicola e il digitale ha portato tutto un altro modo di pensare la fotografia. Devo dire che ho accettato la sfida e ho cominciato a sperimentare, creare, fino a trovare il modo giusto di gestire e trattare le immagini digitali.

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