Sospesi nel cielo. Ultima puntata

Apr 12

Sospesi nel cielo. Ultima puntata

Ho scritto questo racconto, che oggi si conclude, ispirata da alcuni documenti, lettere, cartoline, diari della Grande Guerra che ho avuto tra le mani durante i miei studi. L’unico personaggio del tutto inventato, per il quale non ho riscontri storici, che non ho nemmeno cercato, a dire il vero, è quello di Bonaria, cui sono molto affezionata. Per le frasi nel dialetto nuorese che costellano la storia sono stata aiutata da Rossano ‘Istranzu’ Mameli e da alcuni suoi amici. Li ringrazio tutti con grande affetto. Per me è stato anche un modo per conoscere almeno un poco di quella lingua, di quel mondo, che trovo estremamente affascinante. Gavoi, e il nuorese, mi sono rimasti nel cuore dopo aver partecipato al Festival delle storie, ormai dieci anni fa, credo, ma la gioia che provo nel pensare a quei giorni è sempre la stessa.

Ho cominciato a pubblicare le puntate di questo racconto prima della ‘grande serrata’, quando non si era ancora compresa la gravità della situazione. Ho continuato a condividerlo con voi per mantenere un contatto anche attraverso questa storia. In queste settimane, faticose per tutti, le storie, più o meno belle, più o meno riuscite, sono state cercate, e regalate, da moltissime persone e trovo che questo scambio sia importante. Anzi, credo che si debba ‘ricominciare’ a partire da qui. Grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato. Avrò piacere di ricevere ancora i vostri pareri, per migliorare la scrittura, ma anche per conoscerci e chiacchierare. Auguro a tutti voi una giornata serena.

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Sospesi nel cielo. Decima puntata

Apr 09

Sospesi nel cielo. Decima puntata

“Stasera verranno qui degli amici – disse Giulio ad Antonio, dopo che ebbero pranzato – Vorrei che li conoscessi”. “E chi sono?”, Antonio si sentiva particolarmente a suo agio con Giulio, e si chiedeva come fosse possibile, loro così diversi. “Sono quelli che mi hanno aiutato a scappare da Trento, e che stanno organizzando il viaggio di Clara. Sono buoni amici, credo”. “Non lo sapete, se sono amici veri?”

“Alfonso sì, lui è un amico vero. Ci ha dato questa casa, la casa dei suoi genitori. Lui è un amico. Ma gli altri – Giulio esitò – ecco, non lo so. Si aspettavano che collaborassi con loro con qualcosa di più della mia presenza alle riunioni, hanno cominciato a guardarmi con sospetto, o forse con disprezzo”.

“Non siete più d’accordo con loro?”, Antonio non era certo di capire fino in fondo questo strano discorso. “Non riesco più a sostenere la mia parte – rispose – Desidero che mi aiutino a far venire Clara, ma so di non poterli aiutare. Non come loro vorrebbero. È venuto il momento di essere sincero e di metterli al corrente della mia decisione”. “Antonio! – chiamò Bonaria dalla porta – Vieni a vedere!”. “Vai – disse Giulio – ne parleremo ancora. Non so perché, ma sento di poterti parlare con sincerità, come a un amico”.

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Noi non siamo in guerra

Apr 07

Noi non siamo in guerra

Vorrei che si smettesse di parlare di guerra. Noi non siamo in guerra. La guerra è un’altra cosa. In guerra, il più delle volte, un paese entra in conflitto con un altro per un motivo, vero o presunto, e i soldati si sparano addosso. È uno scontro armato, tra Stati, o tra gruppi organizzati etnici, sociali, religiosi. È violenza, contro le persone e le cose. In guerra i civili per non morire devono fuggire. In guerra vengono usate armi che non danno scampo. In guerra c’è la fame. In guerra città intere vengono distrutte. In guerra l’angoscia è data anche dall’insensatezza umana che uccide e fa prigionieri, che tortura, che volontariamente nega la vita. Potremmo ricordarlo, quando leggiamo o guardiamo della situazione nei campi profughi. Chi torna dalla guerra non è più se stesso, a volte si perde nel silenzio.

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Sospesi nel cielo. Nona puntata

Apr 05

Sospesi nel cielo. Nona puntata

Con quella lettera stretta nel pugno, Clara cercava di fare respiri profondi, come le aveva detto di fare il dottore quando avvertiva un peso sul petto. Alda la vide. “Stai male? Che succede? È di Giulio?”

“No, mamma, è una lettera di don Felice. È la prima volta che mi scrive apertamente della situazione a ** ed è straziante. La vita dei profughi in quei maledetti campi di baracche è difficile e quella povera gente ha solo i parroci ad aiutarli. Non c’è da mangiare, hanno freddo. Guarda”, disse porgendole il foglio.

Cara Clara,

ti conosco da quando eri bambina e le tue lettere sono un grande conforto per me. So bene che sarebbe mio compito proteggere e consolare il tuo cuore, con i tuoi cari lontani, ma qui la situazione mi fa disperare.

I soldati austriaci che ci hanno mandato via dalle nostre case avevano detto che lo facevano per la nostra sicurezza e che saremmo rientrati dopo qualche mese. Non dovevamo fidarci, siamo qui da più di un anno e chissà per quanto tempo ancora dovremo restare. La maggior parte di noi ha gli stessi abiti della partenza. A maggio era caldo, ma qui stiamo soffrendo un freddo senza scampo. E la fame.

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Sospesi nel cielo. Ottava puntata

Apr 02

Sospesi nel cielo. Ottava puntata

«È arrivata è arrivata! Bonariaaaa!» incontenibile Ettore quasi le saltò fra le braccia, riempite dal bucato appena fatto ed evitò per un soffio la reazione seccata di lei sventolandole sotto il naso una lettera. «È Antonio, è la lettera di Antonio». Bonaria senza perché scoppiò in lacrime lasciando Ettorino sbigottito. Ma che ne sapeva lui dell’emozione della gioia?! La prese, la baciò, l’annusò e poi si decise a darla a Giulio che nel frattempo era arrivato, richiamato dagli schiamazzi.

«Leggetela per favore, presto presto!». Giulio si infilò gli occhiali e aprì la busta. All’improvviso s’era fatto il silenzio più giusto più rispettoso più sacro che ci si potesse aspettare.

«Bonaria mia,

ma come ai fato? Come ti è venuto in mente di fare questo viaggio pericolso? Sono arabiato ma però sono felice che sei vicino a me. Forse mi darano liberta tra due o tre setimane ma non so per quanti giorni. Ma ora dico al mio capitano che sei qui e lui che è buono forse mi manderà libero prima.

Sei sempre con me

Tuo

Antonio»

«Ѐ qui, vicino a me! – Antonio non poteva crederci – maca, maca, la mia fidanzata è pazza!  Maca a si che vennere a noche». La gioia si mescolava alla preoccupazione e allo stupore per l’impresa che Bonaria aveva compiuto per arrivare fin lì.

Era felice, era spaventato. Non sapeva come tirar fuori le sue emozioni. Se avesse potuto avrebbe gridato. Ecco, sì, era l’unico modo, gridare, far esplodere il suo cuore con un grido verso il cielo. Ma era in trincea. Come è possibile alzarsi verso il cielo dal buio di una trincea?

Continuava a leggere quelle poche righe e l’ultima, sei il mio respiro, il mio soffio, ses s’alinu meu. «Non respira senza di me. Non vive senza di me». Di nuovo quel desiderio di lanciarsi verso il cielo. Si limitò a sollevare gli occhi e vide il cielo grigio, grigio come la tristezza, come un cannone, grigio trincea.

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Sospesi nel cielo. Settima puntata

Mar 29

Sospesi nel cielo. Settima puntata

Ettore aveva preso l’abitudine di scrivere sul quaderno azzurro dopo mangiato, prima dei compiti. E Bonaria con lui faceva esercizi, prima di lavare i piatti e riordinare la cucina. Giulio li contemplava senza poter credere alla sua fortuna: due giovani così sarebbero stati la forza della nuova nazione. Anche se solo pensarla, una frase così, con quella retorica che piaceva tanto ai suoi amici, già lo metteva a disagio. La sua scelta politica era sincera e meditata, ma non riusciva a togliersi dalla mente dubbi e incertezze, ma soprattutto la paura, per la sua famiglia ma anche per la gente rimasta, e anche l’orrore di cui Clara raccontava nelle sue lettere e di quello che aveva visto, poco, a dire la verità, perché era andato via appena il suo nome era stato messo nella lista delle persone ‘politicamente inaffidabili’.

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Sospesi nel cielo. Sesta puntata

Mar 26

Sospesi nel cielo. Sesta puntata

Giulio aveva alzato gli occhi dalle sue carte spinto da una strana sensazione. Era certo di essere osservato sì, ma si sentiva anche spinto a sollevare la testa da un silenzio che improvvisamente s’era fatto elettrico di parole da dire.

Le parole hanno un peso e una forza, anche quando non si dicono. Restano in testa e si confondono, e confondono perché affollano il cervello e il cuore di tensioni e di emozioni. È vitale lasciarle uscire.

Insomma, l’aveva guardata perché anche se silenziosa, Bonaria s’era fatta sentire. Proprio come diceva Ettore, un silenzio pieno di storie. Sembrava stranamente intimidita, era evidente che stesse per chiedere qualcosa.

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