Epi- Peri- Paratesti, ossia, L’arte dell’introduzione

Mar 04

Epi- Peri- Paratesti, ossia, L’arte dell’introduzione

Dite la verità. In quanti siamo ad aver saltato almeno una volta l’introduzione a quei libri che ci incuriosivano talmente da farci superare, senza pietà, ogni presunto ostacolo alla nostra soddisfazione? In quanti abbiamo chiuso il libro buttando solo uno sguardo alla postfazione..?

Siamo in tanti, tantissimi. Inutile negarlo. Ora, quelli che invece hanno sempre saputo dell’importanza di questi testi ci stanno guardando scuotendo la testa, nel migliore dei casi.

Dunque, oggi vorrei invitarvi a guardare questi scritti con uno sguardo nuovo.

Mi capita di lavorare a un articolo su un manoscritto medievale, su una Bibbia. Decido, nel corso dello studio, di andare oltre l’analisi paleografica e codicologica e mi immergo (mi inabisso) nella straripante letteratura dedicata alle tradizioni e alle traduzioni dei libri biblici, ma anche al cosiddetto apparato paratestuale, fatto di prologhi, argumenta (brevissimi riassunti del testo che segue), sommari…

E poi, a chiacchierare con un amico colto e generoso, scopro il mondo che c’è dietro. Il bello dell’ignoranza è che quando diventa consapevole, si può, almeno in parte, superare e allora argomenti che si conoscevano in maniera approssimativa possono essere approfonditi.

Tanto per cominciare, ho scoperto i testi di Gérard Genette, critico letterario e saggista (1930-2018), che è colui che ha coniato il termine ‘paratesto’.

Il paratesto è l’insieme di una serie di elementi distinti, testuali e grafici, che sono di contorno a un testo e lo prolungano nel tempo e nello spazio. Mi piace molto questa definizione, che prosegue: “Il paratesto viene aggiunto al testo per presentarlo, nel senso corrente del termine, ma anche nel suo senso più forte: per renderlo presente, per assicurare la sua presenza al mondo”.

Anche la scelta di un carattere con una particolare forza comunicativa (ma che, in effetti, dovrebbe essere scelto proprio per la sua forza comunicativa) è un paratesto, lo è la pubblicità che vi è intorno, dalla fascetta sul libro alla presentazione online sul sito dell’editore.

Nell’introduzione al libro Il paratesto, a cura di Cristina Demaria e Riccardo Fedriga, si legge: «un episodio esemplare di strategia editoriale basata sul paratesto, che ha visto un felice incontro tra intenzioni autoriali e strategie editoriali, rivolta in maniera esplicita al pubblico dei lettori, è il caso del romanzo La storia, pubblicato da Einaudi nel 1974 direttamente nella collana tascabile degli “Struzzi”. Elsa Morante, desiderando che il messaggio del libro, “la Storia è uno scandalo che dura da diecimila anni” raggiungesse il maggior numero di lettori, utilizzò di concerto con l’editore l’intero apparato paratestuale (a partire dalla scelta di pubblicare la prima edizione in economica […]) per ottenere tale scopo».

Per meglio comprendere la complessità di questo insieme di elementi e del loro utilizzo, dobbiamo saper distinguere il peritesto e l’epitesto.

Il peritesto comprende gli elementi paratestuali vicini al testo: intorno al testo, nello spazio dell’opera, con una funzione di presentazione, di indirizzo e di commento del testo.

Si trovano all’inizio del testo (frontespizi, titoli, dediche, epigrafi, prefazioni), in margine (note, commenti…) e alla fine del testo (postfazioni, tavole, appendici) ma fanno parte del peritesto anche il formato dell’opera e la sua composizione grafica.

È epitesto, invece, qualsiasi elemento paratestuale che non si trovi annesso al testo ma che è in relazione con esso, “che circoli in qualche modo in libertà, in uno spazio fisico e sociale virtualmente illimitato”. Un epitesto può essere un’intervista all’autore che poi viene inserita nelle edizioni successive di un’opera.

Leggendo queste opere, posso guardare in maniera diversa ai testi del ‘mio’ codice medievale. Mi rendo conto che chi allestisce e scrive il codice, e sceglie testo e paratesti, ha bene in mente l’obiettivo, la destinazione, l’uso, quindi il lettore che quel libro avrà in mano.

Durante il Medioevo, l’apparato dei prologhi ai libri biblici, solo per fare un esempio, cambia nel tempo e in base alla destinazione del libro (studio, lettura solenne, …) e anche al programma ‘politico-religioso’ che vi era sotteso (Bibbie carolinge, Bibbie atlantiche, legate a istanze di rinnovamento o di consolidamento del potere).

La scelta poteva essere fatta tra prologhi descrittivi, che introducevano il testo, o prologhi che lo interpretavano, altri spiegavano il contesto in cui quel particolare libro venne scritto.

C’erano prologhi scritti per un determinato libro biblico che dopo secoli troviamo a introdurne un altro. Leggiamo testi scritti da eretici, condannati nei primi secoli della Cristianità, come quelli di Marcione , che nel XIII secolo vennero considerati ortodossi e risultano tra i prologhi più diffusi nei manoscritti biblici di quell’epoca.

Questo apparato paratestuale si colloca su un confine sfumato; in una ‘zona indecisa’ tra il dentro e il fuori, scrive Genette riportando la definizione di Claude Duchet (Pour une socio-critique, “Littérature” 1 (1971), p. 6) o un ‘vestibolo’ (Borges), che offre a tutti la possibilità di entrare o di tornare sui propri passi.

Per Genette è la ‘soglia’ grazie alla quale il testo diventa libro e si offre al lettore.
Amici miei, non vi si è aperto un mondo?

 

 

 

Qualche testo per approfondire:

Gèrard Genette, Seuils, Paris, Seuil, 1987 [ed. it. a cura di Camilla Maria Cederna, Soglie. I dintorni del testo, Torino, Einaudi, 1989]

Nicolaus Notabene [Sören Kierkegaard], Lettura ricreativa per determinati ceti a seconda dell’ora e della circostanza, a cura di Dario Borso, Milano, Guerini e Associati, 1990

Gèrard Genette, Palimpsestes: la littérature au second degré, Paris, Seuil, 1981 [tr. it. di Raffaella Novità, Palinsesti: la letteratura al secondo grado, Torino, Einaudi, 1997]

Alberto Cadioli, Dall’editoria moderna all’editoria multimediale. Il testo, l’edizione, la lettura dal Settecento a oggi, Milano, Unicopli, 1999.

Cristina Demaria e Riccardo Fedriga, Il paratesto, Milano, Sylvestre Bonnard, 2001.

Umberto Eco, Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi, Milano, Bompiani, 2002

One comment

  1. salve, purtroppo questo blog non riporta l’anno del post (ma soltanto giorno e mese…), quindi non so con quanto ritardo io stia scrivendo. Comunque sono arrivato dopo una ricerca su internet per approfondire il nesso para-peri-epitesto e mi è venuto in mente che sarebbe interessante ampliare quelli che qui sembrano semplici spunti/appunti sul “formato” medievale, sino a cercare di costruirne un sistema coerente e che integri le usuali nozioni bibliografiche e biblioteconomiche riguardo a essi. Forse lo ha già fatto in qualcuno dei suoi volumi indirizzati soprattutto a lettori più giovani?

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