Cosenza e Bernardino Telesio

Apr 13

Legato al post dedicato al Censimento delle cinquecentine del filosofo Bernardino Telesio, vi propongo ora un mio articolo uscito qualche giorno fa sulla Gazzetta del Sud in occasione dell’inaugurazione del Centro Studi Telesiani a Cosenza.

Ho capito subito che essere coinvolta nel Censimento delle Cinquecentine con le opere di Telesio sarebbe stata una preziosa opportunità per me e la mia collega Giliola Barbero. Lo studio delle opere, e dei libri che le contenevano, di un intellettuale importante per la cultura calabrese, quanto per quella italiana ed europea, era una sfida per mettere a frutto le nostre competenze e acquisirne di nuove.

Che cosa sia un censimento non è semplice da spiegare, eppure è un lavoro importante, grazie al quale si può conoscere la diffusione di un’opera e valutarne l’impatto culturale in un dato momento storico. Si può verificare il successo di un libro, di fronte a un numero abbondante di copie, o al contrario chiedersi che cosa ci sia dietro una scarsa diffusione, o nella concentrazione di presenze in un certo luogo, oppure nella diffusione di un’opera in particolare in un determinato periodo.

Si considerino in questa prospettiva le opere di Telesio, che hanno dato avvio a una svolta nel pensiero filosofico-scientifico dell’epoca moderna, opere critiche nei confronti delle teorie accreditate, e ricche di argomenti ‘rivoluzionari’, tanto da essere messe all’attenzione della commissione dell’Indice dei libri proibiti, perché venissero corrette: «in Indice prohibitus donec corrigatur». È pensando a questo che si può avere più forte la consapevolezza dell’importanza del lavoro che il Centro Internazionale di Studi Telesiani sta portando avanti.

Organizzare un censimento coinvolgendo istituti culturali italiani e stranieri non è stato banale: bisognava capire che cosa già si conoscesse e dove si potesse cercare qualcosa di nuovo. Abbiamo consultato centinaia di cataloghi di libri pubblicati a stampa e migliaia online, compresi quelli delle biblioteche asiatiche e africane; sono state spedite quasi tremila lettere e mail solo in Italia, e con altrettante missive abbiamo raggiunto i bibliotecari di tutta Europa e degli Stati Uniti.

Determinante e prezioso il coinvolgimento dei bibliotecari, nella maggior parte dei casi assai disponibili nel fornire informazioni. Coloro che non avevano libri da farci consultare ci hanno scritto lettere di sincero rammarico per la mancata partecipazione al progetto.

Dopo aver individuato oltre 670 esemplari, abbiamo viaggiato alla ricerca dei libri e delle storie che quei libri potevano raccontarci dal vivo. Da Milano a Lecce, da Padova a Messina, e poi Roma, Firenze, Napoli, Bari, per dirne alcune, e naturalmente Cosenza, e la Calabria tutta; e poi all’estero, Inghilterra, Spagna, Francia, Germania, Russia, e non solo. Il contatto con chi custodisce i nostri preziosi fondi antichi è stato spesso interessante, e non solo dal punto di vista scientifico. Per la prima volta, abbiamo avuto la possibilità di entrare in piccole biblioteche, aperte solo per noi, o nelle grandi istituzioni antiche, sempre emozionanti da visitare.

I viaggi all’estero ci hanno dato la possibilità di confrontarci con modi diversi di intendere la cultura e sono stati spesso avventurosi, nei sotterranei dei Colleges inglesi e nella Biblioteca reale del Diamante Nero di Copenhagen, o a San Pietroburgo, presso l’Accademia delle Scienze, o nelle biblioteche tedesche.

Ma in un censimento non si deve solo ‘contare’. L’aspetto più interessante è in realtà capire come quei libri siano stati usati, a chi siano appartenuti e perché. Il lavoro di ricostruzione della circolazione dei libri avviene attraverso lo studio delle note di possesso, degli ex-libris e delle legature , che a differenza delle copertine di oggi, venivano scelte dall’acquirente e dunque possono darci informazioni preziose sui loro possessori. Coloro che avevano Telesio in biblioteca erano scienziati, medici, filosofi, forse curiosi, collezionisti appassionati di scienze, di certo erano persone colte. Li conosciamo dalle tracce che hanno lasciato sui libri, sui frontespizi o sulle legature: a volte, sullo stesso esemplare si leggono i nomi dei proprietari e lettori che si sono succeduti nel corso del tempo. Spesso l’ultimo si è preoccupato di cancellare il precedente, ma quando siamo fortunati e riusciamo a leggerli tutti, allora possiamo tentare di indovinare il ‘cammino’ di quel libro.

Su una delle edizioni del De rerum natura del 1570 conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze troviamo addirittura quattro nomi: quello del cardinale Scipione Gonzaga (1542-1593), che divenne principe dell’Impero nel 1585; quindi un certo Bernardo Guana, di epoca cinquecentesca, poi Francesco Bonamico e infine depennata ma ancora leggibile è la nota di Paolo Chiapperini, medico o fisico di Firenze, sembrerebbe anch’egli della fine del Cinquecento. Sono prestiti o doni? O forse acquisti? Quando (e se) sarà possibile delineare con più forza i profili dei personaggi meno noti, forse si potrà dare una risposta più convincente.

Alcuni erano affascinati dalle teorie di Telesio, altri lo studiavano per avversarlo con più forza, come dimostra la sua presenza nella sezione dei libri proibiti delle biblioteche ecclesiastiche, e in generale in conventi e monasteri, capitoli e cattedrali, dove per leggere le sue opere era necessario chiedere il permesso ai superiori, come a volte viene precisato sui libri stessi.

Ma lo dimostrano anche le fitte note marginali di alcuni lettori che hanno criticato e ragionato sui suoi scritti, come sull’esemplare della Biblioteca dei Lincei e Corsiniana di Roma, dove una mano a lui contemporanea ha segnato e contraddetto molti dei passaggi più delicati.

Grazie a questo lavoro, anche alcuni problemi che si davano per risolti vengono riproposti alla luce di nuove conoscenze, altre nuove questioni verranno invece proposte ma solo parzialmente risolte, bisognose di studi specifici e di ricerche particolari.

E pure si riesce a dimostrare con più evidenza quale influenza abbiano avuto le sue idee sugli studiosi che a lui si ispirarono, come per esempio in Inghilterra. Qui la quasi totalità delle opere di Telesio arrivò all’inizio del Seicento e circolò con un certo successo tra gli intellettuali che seguivano Francis Bacon, importante filosofo di quegli anni. Sorprendente è stato, poi, trovare una testimonianza di quell’interesse inglese per Telesio, anche a Madrid. Nella biblioteca del Palacio Real, infatti, è conservata l’opera telesiana del 1565 acquistata da don Diego Sarmiento de Acuña (1567-1626), conte di Gondomar a Londra, dov’era ambasciatore del re spagnolo Filippo III, proprio nei primi anni del ‘600: forse affascinato dal fervore culturale che avvertiva intorno a sé, volle in qualche modo parteciparvi, con il possesso del libro.  Lavorare al censimento ha significato, dunque, individuare e ricostruire relazioni e scambi di idee e di libri, che portarono a un progresso. Tutto questo adesso dovrà prendere corpo nel Catalogo dedicato. Descrizioni, letture e ipotesi di ricostruzioni storiche dovranno essere discusse e rese disponibili e accessibili in uno strumento che auspichiamo prezioso per la comunità scientifica, e di lustro per la città di Cosenza.

http://rassegna.unical.it/rassegna/locale/speciale-il-censimento-delle-opere-un-avventura-cu/

2 comments

  1. Federica Ferreri /

    Buonasera Dott.ssa
    vorrei chiederLe l’autorizzazione per pubblicare queste sue pagine su Telesio e sul Centro sulla pagina facebook e twitter del Centro stesso
    https://www.facebook.com/centrotelesio?fref=ts
    @centrotelesio

    • Gentilissima dott.ssa Ferreri, mi scusi, ma leggo solo ora il suo messaggio. Di solito mi arrivano le notizie dei commenti sulla posta personale, ma per questo non è accaduto. Il testo che è sul blog non è altro che l’articolo uscito in aprile sulla Gazzetta del Sud, quindi credo che l’abbiate già sulla vostra pagina. In ogni caso, non trovo niente in contrario a che mettiate il link a questo post. Cordialmente, Adriana Paolini

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