Sospesi nel cielo. Ottava puntata
Apr 02
«È arrivata è arrivata! Bonariaaaa!» incontenibile Ettore quasi le saltò fra le braccia, riempite dal bucato appena fatto ed evitò per un soffio la reazione seccata di lei sventolandole sotto il naso una lettera. «È Antonio, è la lettera di Antonio». Bonaria senza perché scoppiò in lacrime lasciando Ettorino sbigottito. Ma che ne sapeva lui dell’emozione della gioia?! La prese, la baciò, l’annusò e poi si decise a darla a Giulio che nel frattempo era arrivato, richiamato dagli schiamazzi.
«Leggetela per favore, presto presto!». Giulio si infilò gli occhiali e aprì la busta. All’improvviso s’era fatto il silenzio più giusto più rispettoso più sacro che ci si potesse aspettare.
«Bonaria mia,
ma come ai fato? Come ti è venuto in mente di fare questo viaggio pericolso? Sono arabiato ma però sono felice che sei vicino a me. Forse mi darano liberta tra due o tre setimane ma non so per quanti giorni. Ma ora dico al mio capitano che sei qui e lui che è buono forse mi manderà libero prima.
Sei sempre con me
Tuo
Antonio»
«Ѐ qui, vicino a me! – Antonio non poteva crederci – maca, maca, la mia fidanzata è pazza! Maca a si che vennere a noche». La gioia si mescolava alla preoccupazione e allo stupore per l’impresa che Bonaria aveva compiuto per arrivare fin lì.
Era felice, era spaventato. Non sapeva come tirar fuori le sue emozioni. Se avesse potuto avrebbe gridato. Ecco, sì, era l’unico modo, gridare, far esplodere il suo cuore con un grido verso il cielo. Ma era in trincea. Come è possibile alzarsi verso il cielo dal buio di una trincea?
Continuava a leggere quelle poche righe e l’ultima, sei il mio respiro, il mio soffio, ses s’alinu meu. «Non respira senza di me. Non vive senza di me». Di nuovo quel desiderio di lanciarsi verso il cielo. Si limitò a sollevare gli occhi e vide il cielo grigio, grigio come la tristezza, come un cannone, grigio trincea.
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