Sospesi nel cielo. Seconda puntata

Mar 08

Sospesi nel cielo. Seconda puntata

Ettore entrò in casa urlando come un forsennato, sporco e felice come solo i bambini di dieci anni sanno essere, e spalancò la porta a vetri della camera da pranzo. I genitori di Alfonso l’avevano sempre tenuta chiusa perché fosse perfetta nelle occasioni speciali. Solo che al signor Goffredo il pensiero di avere ospiti causava disturbi gastrici e ogni volta che sua moglie proponeva un invito mostrava una smorfia di tale dolore che la signora Brunella aveva dovuto rassegnarsi e rinunciare a qualsiasi forma di vita sociale. S’era presa, però, almeno la soddisfazione di arredare quel salone come più le piaceva.

Da quando Giulio ed Ettore erano arrivati, quella stanza era invece sempre aperta, anzi forse era la parte della casa più utilizzata, per la gioia di Alfonso: come era stato possibile fino ad allora privarsi della bellezza e della luce di quel luogo?!

«Buuu!». Ettore si bloccò di colpo alla vista di quattro facce stupite, e adulte. I vetri smerigliati delle ante stavano ancora vibrando. Lo guardarono a bocca aperta, uno di loro, seduto sul canapè a ventaglio che la mamma di Alfonso aveva comprato con orgoglio a Firenze, s’era portato la mano al petto…

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Sospesi nel cielo. Prima puntata

Mar 01

Sospesi nel cielo. Prima puntata

Ho raccontato una storia che ora desidero condividere con voi, cari i miei dieci lettori. E lo farò a puntate…

Il momento della partenza era arrivato.

Quel giorno avevano organizzato una festa nella vigna con i vicini, con alcuni amici, tra i fiori e i profumi della primavera che, nonostante tutto, vinceva sempre. Tutti avevano portato un po’ di cibo e bottiglie di vino tirati fuori chissà da dove. L’intera famiglia, tranne Clara, costretta dalla febbre a restare nella sua stanza, s’era curata con l’abito migliore.

«Dobbiamo sembrare sereni – continuava a sussurrare la signora Maria – ed essere normali». Come se sembrare sereni ed essere normali fossero due naturali condizioni per le persone dabbene, e soprattutto di donne e uomini nel mezzo di una guerra. Poi la festa era finita.

«E la mamma?» il bambino, vestito per la partenza, s’era buttato per terra e parlò al padre senza nemmeno guardarlo. Era impegnato a trattenere i ricordi di ogni angolo e colore, di ogni odore della sua cameretta, quella in cui era nato, dove aveva giocato e fatto i capricci. Voleva portarsi via tutto, almeno in testa. Annusava il legno, sentiva sotto le dita tutti gli oggetti, nel cuore invece sentiva un grande dolore e gli veniva da piangere. Era il suo primo vero dolore, e nel giro di pochi minuti avrebbe avuto il secondo e poi il terzo…

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